Il tunnel antiaereo di Firenze diventa Rifugio Digitale

Laura Antonini

 

Era un vecchio canale di scolo poi durante la Seconda guerra mondiale nel 1943, venne usato dagli abitanti del quartiere di San Niccolò sulla riva sinistra dell’Arno come rifugio antiaereo. Adesso riapre alla città come luogo di visione che guarda al futuro e all’arte. Un tunnel di 33 metri che nella parte finale grazie ad una scala a chiocciola di 12 metri sbuca ai piedi di Piazzale Michelangelo, in via dei Bastioni, un frammento di Firenze per anni nascosto e dimenticato dietro la grande porta a botte, adesso è di nuovo visibile al civico 41 di via della Fornace come spazio espositivo aperto alla promozione dell’arte digitale.

A trasformare quello che fino a poco tempo fa era un tugurio buio e in stato di alto degrado, conosciuto come il Rifugio della Fornace in Rifugio Digitale, come è stata battezzata la nuova galleria, è lo studio Archea Associati di Laura Andreini, Marco Casamonti e Giovanni Polazzi. Dopo essersi aggiudicati all’asta demaniale per 150 mila euro il tunnel gli architetti lo hanno ristrutturato con una attenta bonifica e ieri lo hanno inaugurato ufficialmente in collaborazione con la casa editrice Forma Edizioni e Tornabuoni Arte con l’opera site specific Oro di Fabrizio Plessi tra i primi sperimentatori della videoarte in Italia. Ad animare i 16 schermi disposti lungo il tunnel avvolto da maioliche cangianti e una moquette turchese si muove «un gigantesco mosaico d’oro che — ha spiegato Plessi — sciogliendosi respira nella sua liquidità sotterranea. Il Rifugio Digitale non è altro che un innovativo incrocio culturale che proprio in una città come Firenze trova lo stimolo per confrontarsi e sovrapporsi al preesistente. Ho voluto quindi trasformare l’acqua che ho immaginato scorresse in questo luogo tanto tempo fa in oro come buon auspicio e come desiderio umano verso un miglioramento della condizione esistenziale, esigenza viva e quanto mai sentita anche in questo nostro periodo». Per restituire al pubblico lo spazio ci sono voluti due anni di lavori: «La bonifica — ha spiegato l’architetto Marco Casamonti — ha avuto un costo dieci volte il valore di acquisto perché abbiamo dovuto confrontarci con tante problematiche tecniche non irrilevanti. Dalle infiltrazioni di acqua alla necessità di areare lo spazio. Adesso siamo felici di far conoscere il Rifugio Digitale alla città e il desiderio è che venga percepito come un’architettura ideale ad immaginare il futuro. Un posto fisico dove entrare e muoversi ma anche conoscere e sperimentare nel digitale. Ci piace pensare, a maggior ragione oggi, che un posto che è stato percepito come luogo per ripararsi da un’aggressione fisica, un rifugio antiaereo, possa rinascere come spazio di libertà e di espressione insomma in un luogo d’arte». La programmazione della galleria sta per essere ultimata. «Ospiteremo mostre, ma anche eventi e performance riguardanti l’arte, l’architettura, la fotografia, la letteratura, il cinema e qualsiasi altra iniziativa legata al mondo del digitale. Le potenzialità sono davvero tante e non escludiamo nulla anzi siamo aperti alle contaminazioni e ci auguriamo davvero che la città partecipi e suggerisca. Oggi il digitale è un mondo quanto mai presente nella vita di tutti, anche sul piano dell’arte con l’esigenza di avere la garanzia di autenticità di un’opera (Nft). Sicuramente saremo attenti a dare spazio a tutte le avanguardie».

 

 

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