Whirlpool vende la fabbrica di Napoli Rabbia degli operai

Ceduta con i 410 addetti a Prs (frigo-container) Il governo: “Decisione grave e unilaterale”
di Antonio Di Costanzo
ROMA — La Whirlpool vuole cedere lo stabilimento di Napoli a una società con sede a Lugano specializzata in refrigerazione passiva. L’ufficializzazione della riconversione industriale arriva nel corso dell’incontro organizzato al ministero dello Sviluppo, il primo dopo l’arrivo del Conte-bis. È Luigi La Morgia, ad di Whirlpool Ema, a comunicare una decisione che al momento appare irrevocabile: «Da domani (oggi per chi legge, ndr ) inizieremo le procedure per la cessione del ramo di azienda». La Whirlpool abbandonerà lo stabilimento di via Argine e lo cederà alla società Passive Refrigeration Solutions (Prs). Una startup con sede a Lugano, di cui è socio Giovanni Battista Ferrario, che possiede un brevetto per il trasferimento di derrate alimentari, con un capitale sociale di 200 mila euro. Niente più lavatrici a Napoli e niente più marchio Whirlpool. Alle parole di La Morgia segue una nota della multinazionale di elettrodomestici: «Il trasferimento del ramo d’azienda rappresenta l’unico modo per tutelare la massima occupazione a Napoli e offrire un futuro sostenibile di lungo termine allo stabilimento che, in alternativa, avrebbe cessato ogni attività produttiva». Non ci stanno i sindacati, protestano e accusano l’azienda di comportamento inaccettabile. Rabbiosa anche la reazione in via Molise dei 200 lavoratori arrivati da Napoli. Tensione con la polizia schierata a difesa del Mise. Vola qualche parola di troppo e qualche spinta e gli agenti indossano gli elmetti quando alcuni manifestanti si avvicinano minacciosi ai cancelli da dove escono i partecipanti all’incontro. Insulti anche ai delegati dei sindacati, che per alcuni minuti restano bloccati dalla chiusura dei cancelli del ministero, mentre i rappresentanti dell’azienda vanno via da un’altra uscita.
L’annuncio riaccende lo scontro con il governo:«La decisione di Whirlpool è una grave scorrettezza da parte della multinazionale nei confronti del governo e dei lavoratori», accusa la sottosegretaria al Mise, Alessandra Todde (M5S). «Ferma contrarietà» anche del vicecapo di gabinetto, Giorgio Sorial: «Il governo non può accettare il comportamento dei vertici della Whirlpool, che hanno sempre trovato il supporto e la collaborazione di tutte le istituzioni per individuare una soluzione condivisa finalizzata a garantire la continuità produttiva e la salvaguardia dei lavoratori del sito di Napoli».
Fiom, Fim e Uilm chiamano alla mobilitazione. Si parte con una assemblea questa mattina nel sito di Napoli dove potrebbe essere proclamato lo sciopero di tutte le aziende del gruppo. Accolto l’appello al neo ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, di convocare un nuovo tavolo per far rispettare l’accordo firmato allo stesso Mise il 25 ottobre del 2018: i dirigenti aziendali sono stati chiamati al ministero per venerdì. L’intesa prevedeva investimenti a Napoli e la produzione di una nuova gamma di lavatrici. Un accordo che Whirlpool aveva già stracciato nei mesi scorsi. Per la riconversione industriale è previsto un investimento di 20 milioni, 200 mila saranno di Whirlpool che però non resterà a Napoli e sposterà i macchinari in altri siti.
Ma gli operai sono già mobilitati per bloccare i cancelli della fabbrica: «Niente riconversione, è un bluff per chiuderci», sostengono.
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