Whirlpool, sindacati: Conte ci convochi Ipotesi riconversione per il sito di Napoli

La chiusura il 31 ottobre

 

Rita Querzè

 

Complice l’incertezza da pandemia, la chiusura di Whirlpool a Napoli diventa un catalizzatore di rabbia e paure che va ben oltre quelle espresse dai 350 dipendenti direttamente interessati dalla crisi dello stabilimento.

Tra governo e sindacati ieri è stata una gara ad alzare i toni e rafforzare le invettive, nella speranza che questo convinca la multinazionale americana a tornare sui propri passi. «L’atteggiamento di Whirlpool è inaccettabile, l’Italia non sottostarà ai desiderata e alle pretese del gruppo Usa», hanno detto in sostanza i ministri coinvolti dalla partita, Beppe Provenzano (Sud) e Stefano Patuanelli (Mise). La sottosegretaria al ministero dello Sviluppo Alessandra Todde ha annunciato la convocazione di un tavolo permanente. Cgil, Cisl e Uil, insieme con i sindacati dei metalmeccanici, chiedono che la vertenza faccia un salto di livello, coinvolgendo il presidente del Consiglio e i vertici americani del gruppo. Dopo due giorni di sciopero, però, oggi si tornerà al lavoro.

Dal canto suo l’azienda ieri ha confermato l’impegno da 250 milioni di euro fino al 2021 in Italia. Nello stesso tempo ha rifiutato però il pacchetto da oltre 100 milioni tra decontribuzioni, taglio del costo del lavoro, fiscalità di vantaggio, fondo perduto e prestiti garantiti che l’Italia aveva proposto per rimanere a Napoli.

In realtà la crisi Whirlpool ha poco a che fare con la pandemia. L’annuncio della chiusura dello stabilimento risale alla primavera del 2018. I vertici italiani eseguono quanto deciso negli Stati Uniti e spiegano che le lavatrici di alta gamma produtte a Napoli non hanno più mercato. Resta il fatto che, in questi due anni e mezzo di ultimatum sulla chiusura progressivamente rimandati, nessuna credibile ipotesi di reindustrializzazione e stata messa a punto. E qualcuno nel sindacato comincia a sperare nella discesa in campo dello Stato. Magari attraverso il coinvolgimento di Leonardo.

 

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