Vicino a Gucci e all’autostrada

L’idea di Schmidt “In periferia tanti piccoli Uffizi”
Il direttore delle Gallerie sposa la proposta del soprintendente e spiega: ” Bene distribuire il patrimonio artistico, ma no a progetti megalomani”
di Gaia Rau Tanti piccoli Uffizi. Al direttore delle Gallerie, Eike Schmidt, piace l’idea lanciata dal soprintendente Andrea Pessina di una «delocalizzazione » di parte delle collezioni del più importante museo italiano in luoghi periferici della città e del territorio. Purché «si tenga presente la necessità di una diversa fruizione del patrimonio, senza rischiare di spostare anche i problemi, oltre alle opportunità » . In altri termini, « ben vengano gli Uffizi 2, ma anche 3, 4, 5. E cioè non una nuova mega struttura costruita per dirottare i grandi flussi dall’altra parte dell’autostrada, ma piuttosto un modello policentrico, fatto di tanti piccoli musei pensati per i cittadini, e non soltanto per i turisti».
Schmidt si inserisce così nel dibattito lanciato nei giorni scorsi proprio da Repubblica Firenze sull’opportunità di ridisegnare la città e la sua principale risorsa – il turismo, appunto – in maniera diversa e più sostenibile, alla luce delle trasformazioni imposte dall’emergenza sanitaria e non solo. Si tratta di un tema, del resto, caro al direttore degli Uffizi da ben prima dell’esplosione del coronavirus. «Io stesso – sottolinea – ho lanciato più volte proposte in questo senso sulle pagine dei giornali. Sono d’accordissimo con una distribuzione del nostro patrimonio sul territorio, ma al tempo stesso sarei molto scettico su un nuovo, megalomane progetto, magari firmato da un archistar, sul modello di quanto hanno già fatto il Louvre e altri musei del mondo». Da questo punto di vista, la sua posizione si avvicina a quella espressa dal critico Francesco Bonami che, pur accogliendo lo spunto di Pessina, aveva messo in guardia da paragoni fuorvianti come quello del Louvre- Lens, invitando piuttosto a riflettere sulla possibilità di concepire Firenze come un museo diffuso ben oltre i confini dell’inflazionatissimo quadrilatero storico. « Molti grandi musei fiorentini – ricorda Schmidt – sono nati così: pensiamo alla Galleria dell’Accademia, dove fu spostato il David, o al Museo archeologico nazionale, dove sono confluite importanti collezioni provenienti proprio dagli Uffizi. Entrambi sono sorti nella zona di San Marco, all’epoca periferica. In quel momento storico, tra l’altro, le periferie erano considerate le zone più nobili in cui andare a vivere: oggi invece sono spesso le più neglette, ma possiamo invertire la tendenza».
Quanto alle sedi delle ipotetiche succursali degli Uffizi, il direttore invita « a non limitarsi mentalmente sulla base delle separazioni amministrative attualmente in vigore. Possiamo pensare ai quartieri decentrati di Firenze, ma anche a cittadine limitrofe legate al capoluogo da un forte pendolarismo, come per esempio a Lastra a Signa o i paesi del Mugello. Fondamentale è partire dalle infrastrutture esistenti, e in particolare dai luoghi dove arrivano le tramvie o che sono ben collegati alla città dal servizio pubblico » . Su tempi e risorse, infine, « si possono giustamente cercare fondi privati, ma credo che, in una prospettiva di ripartenza, un progetto di questo tipo possa essere anche sostenuto dagli introiti della bigliettazione. Certo è che non possiamo di poter fare tutto in quattro e quattro otto: anche per costruire un nuovo museo ci vorrebbero almeno cinque anni. Dobbiamo pensare in prospettiva ».
la Repubblica firenze.repubblica.it