di Pierluigi Piccini
Sullo sbandierato fondo messo su dal Comune per le imprese senesi abbiamo solo due pezze d’appoggio: un articolo della Nazione dal titolo “Soldi alle aziende, garantisce Siena” e il bilancio di missione della Fondazione Toscana per la Prevenzione dell’Usura (o.n.l.u.s) del 2018. Non c’è nessuna azione concreta, oltre i consueti annunci. Le tre banche cooperative citate dal giornale si liquidano facilmente: anche se ciascuna di esse avrebbe messo a disposizione un plafond di cinque milioni di euro, come si dice, queste somme sarebbero comunque sottoposte ai tempi e alle modalità del decreto governativo Cura Italia. A conferma, nessuna delle banche ha indicato nel proprio sito le procedure da usare per accedere al fantomatico plafond “senese”, è nessuna delle tre ha dato notizia dell’operazione denominata “Garantisce Siena”.
Ma cos’è un plafond? È la quantità massima di pratiche che le banche si impegnano a smaltire per gli eventuali affidamenti. La Fondazione Toscana per la Prevenzione dell’Usura opera in tutto il territorio toscano, e anch’essa non ha dato nessuna notizia della partecipazione al nuovo fondo di garanzia. Questa struttura autonoma, basata sul volontariato, agisce sulla base dell’articolo 15 della legge 7 marzo del 1996 numero 108 e su un’altra legge che regola i meccanismi di consulenza. Fornisce credito quando “gli interventi in presenza di una carente o lacunosa esposizione della situazione debitoria in quanto l’intervento deve essere risolutivo”. Se si prendono i dati dell’operatività per la Toscana si vede che tutta l’attività della onlus fino al 2018 è stata quella di istruite 3.996 pratiche per 205 milioni, delle quali sono state accolte 3.242 per 166 milioni, infine 2.223 accettate dalle banche per 104 milioni, l’86% dei quali coperti da garanzie ipotecarie finalizzate, per la maggior parte, al salvataggio dell’abitazione principale. Come è noto la Fondazione offre quattro centri di ascolto in provincia di Siena: uno a Montepulciano che riceve su appuntamento entro due giorni dalla richiesta telefonica; un altro a Poggibonsi dal lunedì al venerdì dalle 10,30 alle 12,30 e due a Siena sempre dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12,30.
Per l’operazione annunciata dal sindaco non ci è sembrato di cogliere soggetti terzi che abbiano messo soldi, organizzazione, risorse umane e via discorrendo. Non sono noti, al momento, atti formali. Si possono fare solo normali richieste ad una unica banca, e vale solo il rilascio delle garanzie da parte dell’apposito fondo statale. Ma allora cosa c’è di nuovo? Nulla! Il fondo di garanzia senese tanto sbandierato dall’amministrazione comunale non esiste, e a nulla valgono i tentativi goffi di camuffarlo sotto la sigla “Garantisce Siena” sbandierata dalla Nazione. Vista la velocità con la quale il giornale ha dato la notizia, sarebbe utile che periodicamente il quotidiano raccontasse quante pratiche sono andate a buon fine e la tempistica con la quale è stata data risposta alle aziende richiedenti perché, come dice Saetta McQueen, la rapidità è fondamentale.
NB. Le eventuali informazioni sarebbe opportuno che fossero date corredate dai numeri che sono gli unici veri galantuomini.