Valentini, Mancuso e Ceccuzzi.

Proviamo a partire da una considerazione più generale per arrivare a ciò che si muove a Siena. Sapendo che ciò che avviene a livello locale è decisamente vicino al nulla. Un nulla che impegna soltanto qualche incallito della politica che scrivendone rischia di dargli una dignità che non ha.
Il risultato delle ultime regionali emiliane proprio non vuole essere analizzato. La politica lo ignora, perché se lo dovesse analizzare diventerebbe drammatico per il sistema dei partiti. Cos’è la cosa che più colpisce? Evidentemente il calo di partecipanti, ma dietro a questa fuga dalle urne, anche il fatto che alcuni movimenti non riescono più a coagulare il dissenso come in un recente passato. Mi riferisco ovviamente al movimento di Grillo. Quei pochi che lo avevano scelto e che continuano a votare, al momento, preferiscono la Lega di Salvini. Sarebbe interessante andare anche ad analizzare da dove provengono i rappresentanti di Cinque Stelle. Ci si accorgerebbe che non sono degli emeriti sconosciuti, ma che hanno una origine che nella stragrande maggioranza dei casi non è di sinistra. Le recenti affermazioni di Salvini a questo proposito sono illuminanti. A Renzi non interessa la scarsa affluenza, lui è per eliminare più strutture intermedie possibili compresi gli stessi partiti. I risultati di questa impostazione sono già presenti nel PD e da tempo sono sotto gli occhi di tutti. Gli eredi della questione morale, di Enrico Berlinguer, sono alle prese con la legalità e la correttezza dei loro iscritti nell’amministrazione della cosa pubblica. Credo che ne vedremo ancora delle belle nei prossimi mesi, se è vero come è vero, che ci sono ancora sessantamila pagine da analizzare sul caso di “Roma Capitale” e che gli scandali in tutta Italia fioccano come neve. Lascio perdere Forza Italia e NCD, partiti che vivono soltanto ed esclusivamente in funzione del PD. È il momento, a questo punto e con un brusco passaggio di parlare di Siena e della Toscana che si accinge al voto per il rinnovo della Regione.
Il trio Valentini, Mancuso e Ceccuzzi è sostanzialmente isolato. Lo è all’interno del PD lo è ancora di più nel governo della città. Ceccuzzi è sempre lì ad aspettare il verdetto di Salerno per preparare la sua rivincita e per recuperare la quantità di errori che ha commesso nella sua brevissima esperienza di sindaco. Valentini e Mancuso devono tirare a campare e cercare di sopravvivere dopo aver collezionato una serie di fallimenti strategici per Siena. Con un Valentini incontenibile sul piano delle vuote dichiarazioni è un vicesindaco impegnato a fare il pontiere con Ceccuzzi e con una parte dell’opposizione: la riedizione di Massimo Bianchi. Isolati nel PD perché non hanno l’appoggio dei renziani avendo fatto di tutto per bloccare la presidenza della Provincia a Scaramelli: la vera spina nel fianco dei tre. Con i rappresentanti di Siena Cambia, che ormai apertamente, nelle riunioni pubbliche, affermano che il duo (Valentini e Mancuso) ha tradito lo spirito innovatore sul quale erano stati eletti. Alberto Monaci & C. sono apertamente e da tempo contro il duo sopra descritto. Mancuso, il pontiere, ha cercato, nel recente passato, di imbastire un dialogo con Neri e Falorni, ma la manifestazione ultima contro il governo cittadino ha segnato una rottura irreversibile. Allora cosa hanno tentato di fare? Rompere lo schieramento dell’opposizione nel tentativo, sostanzialmente inutile, di avere altri interlocutori da giocare sul piano amministrativo e politico. Con un problema però che i nuovi potenziali alleati (osservatorio civico), come ha fatto ben capire Valentini su Facebook, non hanno i numeri per giocare nessuna partita di rilievo. L’alleanza con Ceccuzzi pesa come un macigno inchiodando l’ex sindaco di Monteriggioni a essere il continuatore del groviglio armonioso senese. Groviglio armonioso che si lega all’inconsistenza amministrativa che ormai spadroneggia in città. E, poi, siamo proprio sicuri che qualcuno dei nuovi alleati non abbia ancora dei rapporti con Franchino. Inconsistenza che permette ad alcune lobby cittadine di scorrazzare indisturbate avendo come mira il controllo del settore cultura, forse l’unico asset che può produrre ancora dei ricavi a Siena. Considero, in questo senso, un errore la nomina di Clarich per quello che rappresenta legato com’è agli ambienti cittadini che lo hanno portato alla presidenza della Fondazione. Lobby con le quali il Valentini dall’alto del suo punto di forza, la debolezza, non si confronta per continuare a campare. Solo in questo Valentini è un renziano vero nella capacità, cioè, di ridurre gli spazzi di democrazia.
Il futuro che ci aspetta è una lenta inedia, che fra tre anni, se così dovesse continuare, non farà rimanere quasi più nulla di salvabile. E con molta probabilità assisteremo a una società senese, priva di una guida amministrativa e politica riconosciuta, in mano al piccolo cabotaggio sempre più interessato, in un declino irreversibile dove pochissimi troveranno la loro personale rendita di posizione.

Pierluigi Piccini