l sindaco uscente prepara la ricandidatura, nonostante le tensioni col Pd. «Roma? Ho già detto no»
Giulia Maestrini
SIENA «Il Pd l’ho già salvato una volta, quando tutti a Firenze e a Roma davano per scontato che avremmo perso». Era il 2013 e in effetti non fu facile: Siena andò al ballottaggio dopo vent’anni, ma alla fine Bruno Valentini diventò sindaco. Del Pd. E nel Pd è rimasto, con una maggioranza che non gli ha mai fatto mancare i voti, in questi cinque anni. «Non posso lamentarmi dell’appoggio che mi hanno dato i consiglieri comunali — ammette il sindaco — ma il partito è stato ondivago. Perché io in qualche modo non appartengo al Pd senese, mi sono fatto le ossa altrove, mi hanno sempre tollerato come un corpo estraneo. Anche in questo congresso sono stato fuori dai cinque gruppi che hanno sostenuto i candidati, questa litigiosità reciproca non mi appartiene».
Ma al Pd senese la litigiosità appartiene, eccome. E infatti non è ancora detto che Valentini sarà di nuovo il candidato sindaco. Almeno, non senza scossoni. Vero è che lo statuto del Pd parla chiaro: i sindaci uscenti sono ricandidati «di fatto», a meno che non si tirino indietro da sé. Cosa che Valentini non ha alcuna intenzione di fare, convinto forse di avere maggiore consenso fuori dalle «stanze del partito» che dentro. Allora scioglie il silenzio e va all’attacco. «Non ho paura di sondaggi, né delle primarie di partito o di coalizione: avverto una fiducia che cresce nei confronti di una persona normale che garantisce sviluppo senza vendette o ritorsioni. Non posso non essere di nuovo in campo: invito chi se lo è scordato a rileggersi lo statuto». Che dice che, per affiancargli un’alternativa, serve il sostegno del trenta per cento dell’Assemblea territoriale o di almeno il quindici per cento degli iscritti.
La Direzione comunale (in cui è rientrato anche l’ex sindaco, Franco Ceccuzzi) in gran parte non fa mistero di volerlo fuori. Ieri, presentando l’esecutivo, il segretario Simone Vigni ha annunciato «un calendario di incontri in tutti i circoli per una valutazione del rendiconto di mandato dell’Amministrazione uscente, necessario per intraprendere il percorso che porterà ad individuare il profilo della candidatura a sindaco». E, al contempo, ha auspicato un cantiere di centrosinistra, di coalizione, all’interno del quale discutere «le regole per l’individuazione del futuro sindaco». Come a voler dire, dobbiamo cercare perché non abbiamo ciò che ci serve.
Qualcuno ha provato anche a ventilare l’ipotesi che per Valentini fosse pronta una candidatura alle politiche. Ma lui è categorico: «È già la seconda volta che viene agitata la sirena della candidatura in Parlamento — chiude — ma, come cinque anni fa risposi direttamente a Luca Lotti, per la seconda volta dico che preferisco occuparmi della mia città».