La prima coalizione sociale della Fiom finì all’angolo tra via Cavour e i Fori Imperiali. Il corteo si spezzò in due. La maggioranza, quelli che protestavano contro il governo Berlusconi, tentò di andare avanti per la sua strada. Quelli che invece volevano il conflitto lo trovarono cercando di sfondare verso i cosiddetti palazzi del potere. L’immagine che resta del 15 ottobre 2011 è la camionetta dei carabinieri incendiata in piazza San Giovanni.
Uniti contro la crisi, si chiamava così, nacque il 20 settembre 2010 e morì quel giorno. L’appello iniziale, firmato da 25 «attivisti di movimento, del mondo associativo e della Fiom» venne raccolto ben presto da altri soggetti come Legambiente e Arci, ma la novità era l’ombrello fornito per la prima volta dal sindacato dei metalmeccanici Cgil, primo tra i pari.
Gli scontri di piazza San Giovanni furono il risultato della lotta interna tra due idee di antagonismo sociale. A rovinare la manifestazione furono coloro che contestavano l’intenzione della neonata coalizione di «entrare nel sistema» presentando candidati nelle liste di Nichi Vendola, a quel tempo di moda. Tutto è cambiato, ma la cruna dell’ago resta la politica. Secondo Luca Casarini, tra i fondatori di Uniti contro la crisi, da lì toccherà passare. «Bene rianimare i movimenti, ma il nodo è la creazione di una alternativa all’attuale governo. Anni fa pensavo si dovesse cambiare il mondo senza prendere il potere. Oggi credo sia necessario prendere più potere possibile per cambiare il liberismo subdolo di Renzi. Uniti contro la crisi fallì perché non riuscì a darsi una proposta politica unitaria».
Con calma, dice l’economista Guido Viale, oggi in area Tsipras, ieri tra i 25 firmatari di cui sopra. «La gravità della situazione italiana può rendere più facile la coesione su alcune iniziative di proposta. C’è spazio perché avvenga l’opposto di quanto accaduto con Uniti contro la crisi». A casa Landini sostengono che la nuova coalizione sociale abbia natura ben diversa da quella defunta nella culla. Laddove c’era una piattaforma da caleidoscopio, qui c’è solo la tutela del lavoro e il rilancio dell’iniziativa del sindacato. Ma anche Uniti contro la crisi nacque come reazione all’esito del referendum alla Fiat di Pomigliano d’Arco. In Italia si scrive movimenti e si legge mele e pere: soggetti magari simili ma spesso in disaccordo su quasi tutto. Il fallimento della precedente esperienza targata Fiom fornisce la misura del rischio di questa scommessa.