Un’anima per il capitalismo

Caro Ceo, alla base del capitalismo c’è un costante “reinventarsi”; per non rischiare di essere soppiantate da nuovi concorrenti, le aziende devono continuamente evolversi, di pari passo con il mondo che le circonda. La pandemia ha, per così dire, messo il turbo per quasi tutte le imprese a un’evoluzione dell’ambiente operativo che era già in atto. Sta cambiando il modo in cui le persone lavorano e il modo in cui i consumatori acquistano. Sta dando vita a nuove attività e distruggendone delle altre. Soprattutto, sta accelerando a ritmi incredibili il modo in cui la tecnologia sta rimodellando la vita e il business. L’accesso al capitale, per trasformare le idee in realtà, per le società innovative, quelle che cercano di adattarsi a questo ambiente, è più agevolato che mai. Inoltre, la relazione tra un’impresa, i suoi dipendenti e la collettività è in fase di ridefinizione.
Nessun rapporto ha subito più modifiche a causa della pandemia di quello tra datori di lavoro e dipendenti. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, il tasso di licenziamento è ai massimi storici. E proprio negli Stati Uniti stiamo assistendo a una delle maggiori crescite salariali degli ultimi decenni. È positivo che i lavoratori stiano cogliendo queste nuove opportunità: dimostra la loro fiducia nella crescita economica.
Il nuovo mondo del lavoro
Se, da un lato, il ricambio della forza lavoro e l’incremento delle retribuzioni non sono un tratto trasversale di ogni regione o settore, in tutto il mondo i dipendenti stanno chiedendo qualcosa di più ai loro datori di lavoro, incluse una maggiore flessibilità e mansioni più significative. Sebbene l’uscita dalla pandemia per le aziende sia un’occasione di ricostruzione, i Ceo si trovano davanti a un paradigma radicalmente diverso da ciò a cui eravamo abituati. La normalità prevedeva che i dipendenti andassero in ufficio cinque giorni alla settimana. Raramente si parlava di salute mentale sul luogo di lavoro e i salari della manodopera a basso e medio reddito crescevano a malapena. Quel mondo non esiste più. (…)
Le maggiori richieste dei lavoratori nei confronti dei loro datori di lavoro è un tratto essenziale di un capitalismo efficace. Favorisce la prosperità e crea un clima più competitivo per i talenti, spingendo le aziende a creare ambienti migliori e più innovativi per i loro dipendenti – azioni che, a loro volta, le aiuteranno a generare maggiori profitti per gli azionisti. Le società che agiscono in questo modo stanno già raccogliendo i frutti di quanto seminato. La nostra ricerca mostra che le società che hanno instaurato legami solidi con i loro dipendenti hanno registrato livelli più bassi di turnover e rendimenti più alti nel corso della pandemia. (…)
Creare un ambiente come quello prospettato è più complesso che mai, e va oltre le questioni legate alla retribuzione e alla flessibilità. Oltre a sovvertire il rapporto con il luogo fisico in cui lavoriamo, la pandemia ha anche fatto luce su questioni come l’uguaglianza etnica, l’assistenza all’infanzia e la salute mentale, rivelando il divario tra le aspettative generazionali sul lavoro. Questi temi ora sono al centro della scena. (…)
Le nuovi fonti di capitale che alimentano le turbolenze di mercato
Da quarant’anni a questa parte, stiamo assistendo a un boom nella disponibilità di capitale. Oggi, le attività finanziarie globali ammontano in totale a 400 trilioni di dollari. Questa crescita esponenziale porta con sé rischi e opportunità sia per gli investitori sia per le imprese, e significa che le banche da sole non sono più le uniche custodi delle fonti di accesso ai finanziamenti.
Le imprese giovani e innovative non hanno mai goduto di un accesso più facile al capitale. Non c’era mai stato così tanto denaro a disposizione per far sì che le nuove idee diventassero realtà. Grazie a tutto ciò, si sta sviluppando un panorama dinamico e innovativo. Significa che quasi ogni settore può contare su un elevato numero di startup dirompenti che cercano di spodestare i leader di mercato. Se non vogliono perdere competitività a favore di realtà più piccole e dinamiche, i Ceo delle società consolidate devono comprendere questo contesto in continuo divenire e l’eterogeneità delle fonti di capitale a disposizione.
Capitalismo e sostenibilità
La maggior parte degli stakeholder – dagli azionisti, ai dipendenti, ai clienti, fino alle comunità e ai regolatori – ora si aspettano che le imprese giochino ognuna il proprio ruolo nel prendere parte al processo di decarbonizzazione dell’economia globale. Poche cose avranno un impatto sulle decisioni di allocazione del capitale più di quanto lo avrà l’efficacia con cui gestirete la futura transizione energetica globale.
Sono passati due anni da quando ho scritto che il rischio climatico è un rischio di investimento. E, in questo breve periodo, abbiamo assistito a uno spostamento epocale del capitale. Gli investimenti sostenibili hanno ormai raggiunto i 4 trilioni di dollari. Sono aumentate anche le azioni, e le ambizioni, a favore della decarbonizzazione. Questo è solo l’inizio: il massiccio spostamento verso gli investimenti sostenibili è ancora in fase di accelerazione. Che si tratti di capitale che viene convogliato in nuove imprese incentrate sull’innovazione energetica, o di capitale che si trasferisce dagli indici tradizionali verso portafogli e prodotti più personalizzati, assisteremo a una maggiore mobilità del denaro.
Ogni impresa e ogni settore ne usciranno trasformati a causa dalla transizione verso un mondo a zero emissioni. La domanda ora è: voi sarete tra coloro che guideranno il cambiamento o tra chi sarà guidato?
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