Una strana città

Anacleto

In quale strana città sono capitato, si chiedeva il piccolo marziano con gli occhiali.

Una città in cui i palazzi trasudano storia, le torri manifestano la magnificenza del passato e le vie contorte ed uniche stanno dentro a mura che le contengono.

Una città meravigliosa, di cui alcuni abitanti narrano (e ricordano) fasti passati.

Ma poi, parlando con altri e leggendo i quotidiani dell’epoca, si scopre come la città fiorente e magnifica sino al 2009 d.c. sia caduta in disgrazia.

Una malattia, una epidemia?

No, il malaffare di pochi e l’ignoranza di molti.

Il silenzio imposto ai più con ricatti e mercimonio ha fatto della città magnifica, una città silente, una città cullata da un vento fetido, quello del denaro, quel denaro che non arricchisce, ma infetta.

Quel denaro che non crea posti di lavoro, ma favori e prebende e che proviene da giochi sporchi, da affari loschi o, semplicemente, da giri strani.

La città ha subìto lo scempio di una banca creata nei secoli che è stata volatilizzata in nome del profitto di pochi e della disgrazia di molti.

Un ospedale che è stato distrutto osteggiando i medici bravi e capaci ed inglobando i medici dei favori.

Una Università (tra le più antiche del Mondo Terra) che ha perduto centinaia di milioni di euro, ma non si sa dove siano finiti.

Un povero senese che vola defenestrato e si dice che, forse, ha deciso di farla finita; peccato che avesse un appuntamento con la madre e dovesse tornare dalla moglie.

Le evidenze sono tutt’altra cosa, ma non importano e non vengono considerate: si archivia, si cancella, si affossa.

In tutto questo infinito sconquasso che porta via tutte le ricchezze umane e finanziarie di una città, i cittadini nulla dicono, nulla fanno ed ammutoliti (o impauriti o ricattati) accettano tutto.

Non c’è un responsabile di tutto ciò e la storia recita che non fu mai trovato; qualcuno (ma forse è un pazzo) dice mai cercato.

Uno solo fu cacciato dalla città.

Un piccolo uomo che ebbe ad osare di dire quello che pensava.

Ecco, anche il pensiero in quella città era bandito.

Quella città ora dorme e dormirà per secoli perché gli sciacalli ancora non hanno finito il loro lavoro, poi arriveranno le iene ed infine i corvi.

Il marziano volse le spalle e si incamminò: la città, ormai, era solo un mirabile scheletro.

Salì sull’astronave e tornò nel suo Universo.

 

 

(riceviamo e pubblichiamo)