Acchiappare un bonus fiscale in Italia è abbastanza facile. Basta schivare i tranelli della burocrazia e, in certi casi, avere un pizzico di fortuna. Per il resto ce n’è un po’ per tutti. Forse anche troppo. Nel Paese che ha il record di alta pressione fiscale ed evasione di massa. La fabbrica dei bonus non conosce soste: dalla Grande riforma fiscale degli Anni 70 che ha introdotto l’Irpef e l’Iva si potrebbe quasi dire che fatta la tassa si inventa subito lo sconto.
Solo negli ultimi anni sono arrivati gli 80 euro di Renzi e il bonus diciottenni, l’Art Bonus per chi finanzia la cultura e il bonus televisori, il bonus facciate e il bonus giardini, il bonus cittadinanza digitale (200 euro da spendere in informatica) e quello per la formazione 4.0, il bonus finestre e quello per le zanzariere. Gli ultimi bonus entrati in vigore con agosto sono il contributo per chi durante il lockdown ha dovuto far ricorso alla baby sitter e l’ecobonus per le auto, che come spesso accade sta rapidamente esaurendo la disponibilità di fondi e andrà presto rifinanziato prima di essere sorpassato da un nuovo sconto.
Si sono alternati governi di ogni colore, abbiamo salutato la Prima e pure la Seconda Repubblica, l’euro ha soppiantato la lira, dalle dichiarazioni compilate a mano con la biro si è passati alle dichiarazioni on line autocompilate dal Fisco e poi alle app di ultima generazione. E intanto la lista si è allungata a dismisura sino a diventare un problema, pure imbarazzante per lo Stato, dal momento che sono anni che lo si vorrebbe aggredire, ma poi per una ragione o per l’altra ci si ferma sempre.
È dal 2014 che si cerca esplicitamente di tagliare le cosiddette tax expenditures (agevolazioni fiscali), ma al di là dei proclami ogni anno ne vengono aggiunte delle nuove: a fine 2019 se ne contavano ben 513 per un ammontare complessivo di 137,6 miliardi di euro: 61,1 di sconti fiscali veri e propri; 39,1 di detrazioni (lavoro dipendente, pensionati e autonomi); 26,8 di sgravi sui tributi locali e infine 10,6 miliardi di detrazioni per i familiari a carico.
Quest’anno poi, complice la crisi Covid-19, si è andati ben oltre e da marzo a oggi, oltre al bonus da 600 euro per sostenere – giustamente – le categorie e le professioni più colpite dalla crisi, ne sono stati messi in campo molti altri. Ed altri ancora ne stanno per arrivare.
«Sono tutte spese utili?», si è chiesto su La Stampa Stefano Lepri. A questa domanda ha risposto il giorno dopo in una intervista al nostro giornale l’ex ministro dell’Economia Giovanni Tria che ha accusato il governo Conte2 di «troppa improvvisazione». «I bonus – sostiene l’ex ministro dell’Economia – funzionano se sono molto selettivi, altrimenti sono solo soldi sprecati, che servono poco o nulla ad aiutare i consumi».
Ovviamente quando ci sono soldi da prendere tutti si buttano a capofitto, che si tratti del reddito di cittadinanza o del bonus monopattini. In tanti ci provano pur non avendo i requisiti per ottenere sconti e sussidi, e qualcuno lo fa pure imbrogliando le carte (e per fortuna viene pizzicato). Ci sono bonus molto efficaci nel contrastare l’evasione fiscale e nello smuovere un settore in affanno, come quelli sulle ristrutturazioni edilizie in vigore ormai da anni e più volte rinnovati, ed altri che rispondono semplicemente alle istanze di lobby settoriali. Col ministro di turno a caccia di consensi che spesso si accoda e concede lo «sconticino».
«Bonus dopo bonus – annota l’ex sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, grande esperto di questioni fiscali – l’insieme delle detrazioni edilizie, tra bonus normali e superbonus veleggia ormai su valori superiori alle detrazioni per familiari a carico».
Una pioggia di bonus, sconti e incentivi come quelli in vigore da quest’anno non si era mai vista. E poco alla volta, superati i tanti impicci e le tante trappole della burocrazia, non solo iniziano a ingranare ma soprattutto piacciono agli italiani, che in questo modo riescono ad alleviare i bilanci familiari in una fase certamente non facile sotto il profilo economico del nostro Paese.
Ma tutti ne hanno davvero diritto? Ne hanno veramente bisogno? ci si chiede da più parti. Il dubbio è legittimo.
In cima alla classifica di gradimento c’è il bonus vacanze, peraltro criticatissimo dagli operatori del settore, che nel giro del primo mese ha superato il muro del milione di beneficiari, con 140 mila famiglie che l’hanno già utilizzato. Subito dopo si piazza il bonus per baby sitter (o, in alternativa, il bonus per i centri estivi) che vale 1.200 euro per nucleo familiare: al termine della presentazione delle domande, il 31 luglio, l’Inps che gestisce questa pratica per conto del ministero della Famiglia ha conteggiato ben 970 mila richieste.
Atteso da settimane se non da mesi, e spinto da una campagna pubblicitaria particolarmente intensa da parte di concessionari e case produttrici, è partito molto bene anche l’incentivo a favore dell’acquisto di auto e veicoli a basse emissioni, tant’è che col “decreto agosto” di pensa di aumentarne in maniera significativa la dotazione. Lo stesso provvedimento riserverà ai consumatori italiani un’altra novità: per spingere i consumi il governo è intenzionato a stanziare sino a 3 miliardi per praticare il 20% di sconto sulle spese in bar e ristoranti e gli acquisti di abbigliamento, calzature, mobili ed elettrodomestici.
Stima la Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) che le misure previste dai decreti “Cura Italia”, “Liquidità” e “Rilancio” emanati negli ultimi mesi dal governo per contrastare la crisi innescata dal Covid (complessivamente una spesa extra di 75 miliardi di euro, ovvero 4,5 punti di Prodotto Interno Lordo) ha generato un beneficio pro-capite di 1.015 euro per abitante nel Mezzogiorno e di 1.344 euro al Centro-Nord.
Acchiappare un bonus, se non ci sono vincoli particolari (come ad esempio un tetto di reddito certificato all’Isee, l’indicatore che certifica la situazione economica delle famiglie) è abbastanza facile. A patto di essere un poco addentro alla macchina pubblica e saper smanettare a modo il computer, il tablet o lo smartphone. Ma se non si possiede lo Spid, il codice che serve a certificare l’identità digitale di ogni utente, le cose si complicano.
Una lettrice di Roma ci segnala il suo caso.
Mio figlio ha ottenuto per me il bonus baby sitter che si può estendere ai nonni finiti in prima linea a causa del Covid. Per incassare i 1.200 euro devo registrami come prestatrice di lavoro occasionale presso l’Inps. Ma per fare questo prima ho bisogno dello Spid. Per cui attivo la procedura sul sito dello Poste e poi, per completare la pratica, vado all’ufficio postale vicino a casa dove scopro però che la mia tessera sanitaria è scaduta: quella nuova non mi è mai arrivata, e ho scoperto poi che è stata inviata al vecchio indirizzo perché Agenzie delle Entrare e Anagrafe non si scambiano i dati, accidenti! Senza questo documento in corso di validità (ma il codice fiscale ha una scadenza? Francamente non capisco) non si può fare nulla. Faccio richiesta sul sito dell’Agenzia delle Entrate ma la procedura non va a buon fine e il computer mi dice di andare direttamente alla Asl (Azienda sanitaria locale) o all’Ufficio delle Entrate più vicino. Fuori ci sono 40 gradi e per fortuna ho tempo sino a fine anno per trasmettere i miei dati all’Inps, ma se avessi subito bisogno di quei soldi?
Se si possiede lo Spid grazie all’app IO, che progressivamente verrà sempre più utilizzata dalla nostra pubblica amministrazione per erogare questo tipo di servizi, ottenere il bonus vacanze è abbastanza facile. A patto però di stare sotto il tetto dei 40 mila euro e avere un Isee valido per l’anno in corso che la app pesca direttamente dall’Inps (evviva!).
«Dopo solo un mese sono più di un milione i bonus vacanze erogati per un valore economico pari a 450 milioni di euro» ha fatto sapere il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. Oltre 140mila le famiglie che lo hanno speso subito in circa 10mila strutture, in particolare in Emilia Romagna, Puglia e Toscana. Sarà facile ottenerlo, ma può essere complicato spenderlo perché nonostante tutto sono ancora pochi gli alberghi, i campeggi ed i bed & breakfast che aderiscono all’iniziativa.
Lo sconto arriva a un massimo di 500 euro per un nucleo di almeno tre persone. Scende a 300 euro per due e a 150 per i single. L’80% è direttamente in fattura. Per questo motivo gli esercenti, che sono chiamati ad anticipare la liquidità, sono molto freddi. Il restante 20% invece si recupera con la dichiarazione dei redditi.
L’ecobonus per acquistare auto e veicoli a basse emissioni introdotto col “Decreto Rilancio” non comporta grattacapi per i consumatori perché tutte le pratiche vengono sbrigate dai concessionari che aggiungono di loro 2mila euro di sconto a un bonus che per le auto meno inquinanti, le elettriche, può arrivare in totale a 10mila euro se in contemporanea si rottama una vecchia vettura (7mila senza).
Il problema è che in questo caso i fondi a disposizione non sono tanti: per questa misura il governo ha messo 50 milioni di euro in più rispetto ai 100 milioni di euro già stanziati per quest’anno e i 200 milioni per il 2021. Ma dopo due giorni «era andato già via un sesto della dotazione» spiegano al ministero dello Sviluppo Economico. Per cui adesso, col “Decreto Agosto”, verranno stanziati altri 500 milioni, sia per aumentare i fondi a disposizione sia per potenziare la rete di colonnine per la ricarica delle auto elettriche. Intanto chi prima arriva…
Rispetto alla prima versione del provvedimento, oltre alle auto ibride ed elettriche sono state ammesse ai nuovi benefici fiscali anche le vetture tradizionali “Euro 6”, a patto che le loro emissioni di Co2 siano comprese fra 61 e110 g/km e che il prezzo di listino (ovvero senza Iva) non superi i 40 mila euro.
Dall’annuncio all’incasso a volte passano mesi. Il premier o chi per lui va in conferenza stampa in diretta tv (l’ennesima) e il giorno dopo in tanti pensano già di passare alla cassa. Ma si illudono: non sempre è tutto così facile e immediato.
Il bonus bici/monopattini è stato uno dei primi a partire e anche in questo caos molto probabilmente il budget a disposizione potrebbe non bastare, anche se il Parlamento ha aumentato da 120 a 210 milioni di euro i soldi a disposizione. Il problema è che passaggi tecnici – il palleggio tra i vari ministeri, dall’Ambiente ai Trasporti all’Economia e poi alla Conferenza Stato-Regioni – e intoppi vari non hanno ancora consentito ai consumatori di ottenere il rimborso.
Il portale del ministero dell’Ambiente attraverso cui verrà gestita l’operazione non è stato ancora attivato. I decreti attuativi sono in ritardo per cui solamente tra fine agosto inizio settembre sarà on line. Si profila il rischio di un «click day», ovvero il pericolo che il primo giorno il sistema vada in tilt sommerso di richieste e la cassa venga rapidamente prosciugata. Come già accaduto, tra i tanti casi, al sito dell’Inps lo scorso aprile per il sussidio ai lavoratori autonomi. Ma al ministero dell’Ambiente sono convinti che le risorse siano sufficienti a esaudire tutte le domande.
Vedremo.
L’incentivo per la «mobilità sostenibile» arriva a un massimo di 500 euro e copre fino al 60% dell’acquisto di biciclette, ebike, monopattini elettrici acquistati dal 4 maggio al 31 dicembre. È riservato ai residenti delle città metropolitana e dei Comuni con più di 50mila abitanti. È stato lanciato in pieno lockdown per fornire un’alternativa a quanti nelle città non potevano più usare i mezzi pubblici a causa delle regole di distanziamento imposte dalla pandemia. Secondo i produttori di biciclette dovrebbe aver fatto il pieno con almeno 200 mila ordini raccolti solo nel primo mese. Difficile dunque immaginare che sia rimasto qualcosa per chi puntava a ottenere un voucher elettronico da spendere in un secondo momento. Ma anche chi ha già effettuato la spesa se non ha fattura o scontrino parlante (che riporta il codice fiscale dell’acquirente) non vedrà il becco di un quattrino.
Tempi lunghi, a causa dei tanti passaggi burocratici, anche per il bonus più pesante tra i tanti inseriti nell’ultima infornata: quello che garantisce una detrazione fiscale del 110% sui lavori di efficientamento energetico (cappotto termico, sostituzione caldaie, ecc.). Per partire mancavano due decreti attuativi fondamentali. Il primo sui requisiti tecnici che devono soddisfare gli interventi che beneficiano delle agevolazioni, nonché sui massimali di costo specifici per singola tipologia di intervento e sulla definizione di procedure e modalità dei controlli a campione, sia documentali che in presenza. Il secondo sulle asseverazioni, ossia la definizione delle modalità di trasmissione del relativo modulo ai vari organi competenti.
L’ecobonus è finanziato sino a tutto il 2021, ma non è da escludere che attingendo agli stanziamenti europei messi a disposizione dal Recovery Fund non si riesca ad aggiungere altri anni. Secondo il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli si potrebbe arrivare al 2026.
Resta da capire come mai, anziché creare centinaia di regimi speciali a colpi di bonus, non si abbassino le tasse in modo strutturale, generalizzato e razionale. Invece in Italia, sotto la patina dei bonus, si pagano ancora molte tasse. E se ne evadono molte.
Secondo i dati Eurostat (ultimi disponibili riferiti al 2018) la pressione fiscale totale in rapporto al Prodotto Interno Lordo in Italia è il 41,8% contro una media europea del 40,2%. Siamo il settimo Paese su 27 a pagare più tasse, il secondo in tutto il mondo dietro la Francia quanto a carico fiscale sulle imprese: 59,1% contro il 48,8% della Germania (dati Banca Mondiale).
L’analisi della Banca Mondiale dice anche che a una piccola impresa italiana, ogni anno, occorrono in media 29,7 giorni lavorativi solo per raccogliere le carte necessarie a pagare le tasse. La media nei Paesi Ue è 18 giorni. Secondo il Financial Complexity Index condotto in 94 Paesi dal gruppo finanziario Tfm, gli Stati al mondo con il fisco più tortuoso sono Turchia e Brasile. Poi, terza al mondo e prima in Europa, l’Italia.
C’è anche un’altra classifica in cui «eccelliamo» in Europa. Quella dell’evasione fiscale pro capite stimata, circa il doppio che in Francia e Germania. Complessivamente, i documenti del governo documentano in Italia una differenza fra le entrate previste e quelle effettivamente pervenute di circa 109,7 miliardi di euro. L’imposta più evasa è l’Iva, l’imposta sul valore aggiunto.
Ma di tutto questo non si parla. In compenso, fioccano i bonus. E allora non spaventatevi quando scaricherete sul vostro personal computer le 34 pagine di istruzioni e tabelle messe a punto dall’Agenzia delle Entrate per accedere all’ecobonus.
Perché c’è tempo: armatevi di pazienza e auguri!