Cosa hanno in comune Antonio Paolucci, classe 1939, ex sovrintendente a Firenze, ex ministro della cultura, ex direttore dei Musei Vaticani, e Beatrice Ceccherini, classe 1994, giovane attrice diplomata alla scuola teatrale di Orazio Costa? Un pezzo delle loro storie, in entrambi i casi, si sono incrociate con quella della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze che ieri ha festeggiato — anche insieme a loro — i propri 25 anni.
Sul palco allestito nel Salone de’ Cinquecento di Palazzo Vecchio l’ente di via Bufalini ha scelto di raccontarsi e spiegare il rapporto con la città ed il territorio facendo parlare cinque testimonial, rappresentativi dei principali ambiti nei quali opera la Fondazione, che li ha aiutati a realizzare progetti, sogni, oppure ad imparare una professione. Così dall’arengario del salone dopo Paolucci hanno parlato Filippo Caruso (ricercatore), Zaira Conti (esponente del volontariato), Debora Minotti (giovane restauratrice), Valerio Vagnoli (ex preside) e Beatrice Ceccherini. Storie, che «spiegano» i numeri importanti della fondazione che in 25 anni ha erano 663 milioni a più di quattromila soggetti.
Paolucci ha raccontato i suoi vent’anni a Firenze: «È stato un periodo bellissimo, in cui ho condiviso con l’ente, poi diventato fondazione, su obiettivi importanti per la città e non solo. Così questo rapporto ha permesso l’emersione della collana di perle dei musei minori che circondano, come avviene nei diademi, il diamante centrale che sono gli Uffizi, valorizzando il territorio — ha spiegato l’ex ministro — Come sono stati importanti i volumi sulle chiese fiorentine, i progetti di restauro, ricordo ancora con emozione il ritorno del Perseo sotto la Loggia dei Lanzi nel 2000 e l’investimento della fondazione su villa Bardini e il suo giardino, riaperti grazie ad una spesa di oltre 13 milioni di euro».
Emozionata anche Zaira Conti che appena ricevuta nel 1988 dalla Diocesi villa Lorenzi, in stato di quasi abbandono, come sede per il suo progetto di aiuto ai ragazzi disagiati, salì i gradini di via Bufalini per chiedere sostegno. «Ho trovato ascolto e poi costanti contributi — ha sottolineato — e da pochi volontari e pochi ragazzi oggi abbiamo una realtà con cento volontari e ottanta ragazze e ragazzi seguiti, che dà anche opportunità di lavoro, con il giardino della villa ormai risistemato e che accoglie anche alcuni minori». Negli ultimi anni la Fondazione Cr Firenze ha aumentato gli interventi per le scienze e la ricerca, facendo anche rientrare «cervelli all’estero» come Filippo Caruso, siciliano, esperto in fisica quantistica che ha creato un gruppo di ricerca grazie ai finanziamenti dell’ente ed è stato il più giovane in Italia a conseguire l’abilitazione a professore universitario associato e ordinario. Non è venuta meno l’attenzione al settore artistico e culturale, da sempre oggetto di interventi. «Ho partecipato al restauro dell’Ultima cena del Vasari, danneggiata dall’alluvione del 1996 e tornata a nuova luce lo scorso anno e adesso lavoro con la task force dei restauratori “Firenze per l’Umbria” per la messa in sicurezza delle opere terremotate (bando ideato e sostenuto da Fondazione Cr Firenze in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure, ndr ): spero davvero che quelle opere, con l’aiuto di tutti, non debbano aspettare tanto quanto il Vasari», ha detto con passione Debora Minotti, diplomata all’Opificio nel 2006, strappando l’applauso. Passione anche nella parole di Valerio Vagnoli, ex insegnante e dirigente dell’istituto alberghiero Saffi, che con il contributo dell’ente ha anticipato l’alternanza scuola-lavoro «con una fondazione che aiuta gli ex studenti a trovare lavoro attraverso borse di studio ed il ristorante interno del Saffi, una vera attività imprenditoriale aperta all’esterno».
Il sogno dell’attrice Beatrice Ceccherini, concretizzatosi dopo due anni di scuola alla Pergola e altre attività di formazione, è quello di tanti altri giovani: «Fare della mia passione e del mio mestiere il mio futuro».
Mauro Bonciani
- Venerdì 22 Settembre, 2017
- CORRIERE FIORENTINO
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