La sorprendente scoperta archeologica, dopo tre settimane di scavi nei fanghi alla ricerca del tempio pagano, premia gli studiosi nell’ultimo giorno della loro missione: l’epigrafe di ringraziamento al dio per una guarigione
di Elisabetta Berti
Erano già pronti per tornare a casa, rimaneva solo da ripulire e da presentare i risultati dello scavo. Nell’area adiacente al ” bagno grande” di San Casciano dei Bagni, dove l’acqua termale sgorga a 40 gradi con una portata di 7mila litri al minuto e dove pare che anche l’imperatore Ottaviano Augusto si fermò per godere dei suoi effetti benefici, gli archeologi si erano ritrovati a fine luglio per la seconda campagna di scavi finanziata dal Comune; missione, trovare i resti di un santuario, un complesso dedicato al culto dell’acqua che fosse all’altezza delle leggende che lì tutti quanti conoscono, a partire dai contadini che nel paniere delle uova anticamente mettevano le tessere di mosaico trovati tra le zolle nei campi. Gli archeologi hanno scavato per tre settimane nel fango caldo fino alle ginocchia, e più scavavano e più l’acqua veniva su, sintomo di un sistema di sorgenti ancora attive, ma nulla più. Poi l’ultimo giorno, con quella foga che i giovani mettono nelle cose in cui credono, gli studenti universitari che fanno parte del team internazionale messo insieme dalla Soprintendenza di Arezzo, Siena e Grosseto con la direzione scientifica di Emanuele Mariotti, sono tornati sullo scavo un’ultima volta, ed è stato in quel momento che l’epigrafe è venuta fuori: un’iscrizione con l’intitolazione di un altare ad Apollo, in cui la divinità romana viene ringraziata per la guarigione della ricca liberta di nome Triaria. È la prova che mancava dell’esistenza di un santuario, con ogni probabilità risalente al primo secolo a. C., in fase augustea — ma l’iscrizione rinvenuta è del II secolo d.C. — e a questo vanno riferite le strutture emerse nello scavo: un basamento in travertino, un sistema di vasche e un camminamento coperto da un porticato, probabilmente destinato ad ospitare un percorso nel quale il fedele faceva delle tappe di immersione. Sono state inoltre trovate colature di piombo che in epoca etrusca era l’attributo della divinità Suri, e questo fa pensare gli studiosi che sotto i resti del culto romano ce ne sia uno preesistente d’epoca appunto etrusca. E a settembre si riprende a scavare. « Una scoperta epocale per San Casciano dei Bagni», la definisce il Soprintendente Andrea Muzzi, « una scommessa per la cultura in questi tempi difficili »;«un tassello fondamentale per la geografia del territorio etrusco e per la storia della sua romanizzazione » , secondo Jacopo Tabolli, il funzionario archeologo coordinatore del progetto e tra i più fiduciosi che prima o poi qualcosa di grosso sarebbe emerso da quell’area: «Quando alla fine del ‘ 500 i Medici restaurarono l’intera valle creando l’impianto all’origine delle moderne terme, reimpiegarono nella muratura dei pezzi antichi in cui si trova traccia del culto di Apollo. Poi c’è il toponimo “Montesanto”». Il suo intuito si è incrociato con la determinazione dell’amministrazione comunale, che da dieci anni segue il progetto archeologico e finanzia ricerche ad alto tasso tecnologico, cosa rara per un piccolo comune, affinché lo scavo fosse un’operazione il più possibile chirurgica: « Quando mi hanno chiamato per avvisarmi portavo i tacchi ma mi sono messa a correre lo stesso — racconta il sindaco Agnese Carletti — tutto il paese ne è orgoglioso, e ci rendiamo conto di cosa può significare questa scoperta per l’economia del territorio » . Tra non molto i turisti potrebbero immergersi nelle vasche termali con un’area etrusco- romana a portata di sguardo. « Vorremmo che gli scavi procedessero parallelamente alla messa in fruizione affinché sia più gestibile e sostenibile — dice il sindaco — . Un pezzetto alla volta verrà fuori tutto il nostro tesoro».