di Marta Serafini
Tre anni di guerra dimenticata. Cade nella notte tra il 25 e il 26 marzo l’anniversario dell’inizio del conflitto in Yemen. Per l’occasione Amnesty International ha denunciato la vendita «irresponsabile» di armi occidentali all’Arabia Saudita e ai suoi alleati della coalizione militare che combatte i ribelli Houthi in Yemen. «Vi sono ampie prove del fatto che gli irresponsabili flussi di armi verso la coalizione guidata dai sauditi abbiano provocato enormi danni ai civili yemeniti», ha detto Lynn Maalouf, direttrice delle ricerche per il Medio Oriente di Amnesty International (che già nel 2017 aveva lanciato l’allarme). «Ma questo non ha scoraggiato gli Stati Uniti, il Regno Unito e altri Stati, tra cui Francia, Spagna e Italia, dal continuare a fornire armi per miliardi di dollari», ha aggiunto la Maalouf, sottolineando che la vendita di questi armamenti «non tiene conto del Trattato sul commercio delle armi». Da tre anni in Yemen si combatte una guerra che ha provocato, secondo le Nazioni Unite, «la peggiore crisi umanitaria del mondo» (leggi qui l’editoriale di Guido Olimpio su «una tragedia da non dimenticare», ndr.). Nel 2014 gli Houthi, un gruppo sciita da tempo il lotta con il governo, hanno occupato la capitale Sana’a. In risposta al sostegno fornito loro dall’Iran, l’Arabia Saudita ha lanciato 26 marzo 2015 una coalizione militare internazionale a sostegno del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi. Secondo gli ultimi dati disponibili, il conflitto ha provocato 10 mila morti, 22 milioni di persone che hanno bisogno di aiuti umanitari, 8,4 milioni di civili a rischio carestia, tra cui 400 mila bambini.