Un decalogo per la pace

di Bernard-Henri Lévy, Sean Penn, Salman Rushdie e Sting
Il destino del mondo si gioca a Kiev. Il presidente Volodymyr Zelensky, con il suo spirito di resistenza, il suo eroismo e la sua fedeltà incrollabile ai valori democratici, suscita l’ammirazione di tutti. E l’Europa, così come gli Stati Uniti, ha il dovere politico e morale di stare, più che mai, al suo fianco. Noi che scriviamo questo articolo siamo inorriditi dalle violenze commesse dalle forze di occupazione russe contro la popolazione civile. Rifugi antiaerei trasformati in aule scolastiche, ospedali distrutti, bambini che nascono dentro stazioni della metro fortificate.E di fronte a tutto questo l’esercito ucraino, spalleggiato da decine di migliaia di civili, prende le armi, affronta l’invasore e difende le sue città.
Ma attenzione! Non stanno difendendo soltanto le loro città.
Queste unità di soldati agguerriti, questi professori, ristoratori, operai, ballerine, queste donne e questi uomini di ogni ceto sociale che sono insorti difendono anche la nostra libertà. Si battono per un mondo aperto ed emancipato. Si battono, in prima linea, per noi, europei. Ed è anche per questa ragione che abbiamo il dovere di agire senza indugio, in modo diretto, affinché questa guerra finisca. Noi che scriviamo questo articolo ci rallegriamo delle sanzioni contro la Russia adottate dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti, dal Canada, dal Giappone e da altri Paesi.
Ma si può fare di più ed è per questo motivo che esortiamo i nostri governi a spingersi più in là, ad accrescere la pressione e adottare le seguenti misure.
1. La giustizia internazionale deve prendere in considerazione, ed esaminare, tutte le procedure che possano consentire di incolpare per crimini di guerra Putin e i suoi.
2. I Paesi che forniscono aiuti militari di emergenza all’Ucraina devono assicurarsi che le armi che inviano corrispondano alle necessità tattiche del momento: missili anticarro leggeri; batterie antiaeree che possano essere installate rapidamente; niente armi pesanti, che verrebbero distrutte prima di arrivare a destinazione!
3. I dati di cui dispongono banche e servizi di intelligence occidentali a proposito dei beni acquisiti illecitamente dagli oligarchi russi devono essere divulgati ampiamente fra i cittadini russi.
4. Oltre alle compagnie aeree, dev’essere impedito l’accesso ai mercati americani ed europei a tutte le compagnie di navigazione, tutte le navi merci battenti bandiera russa e tutte le imprese registrate in Russia.
5. Le compagnie europee, americane o di Paesi alleati devono congelare, costi quel che costi, tutte le loro attività commerciali in Russia e con la Russia, di qualsiasi natura esse siano.
6. Le grandi piattaforme di social network devono bloccare e bandire tutti gli account che consentono al governo russo, ai suoi sicari e ai suoi lobbisti di diffondere la loro propaganda.
7. I servizi e i sistemi di Microsoft devono essere bloccati in tutta la Russia e i fornitori di servizi cloud devono, fino a nuovo ordine, essere inaccessibili dalla Russia.
8. Le sanzioni personali non devono colpire soltanto gli esponenti politici e gli oligarchi al loro soldo: devono estendersi ai responsabili militari e agli amministratori civili, che sono anche loro corresponsabili di questa devastazione, di questa carneficina.
9. Tutti i conti correnti della Russia, qualunque essi siano, dovunque essi siano, devono essere congelati senza indugio.
10. Le importazioni di petrolio russo devono essere sospese, fino a nuovo ordine, in tutta Europa; e l’Europa deve impegnarsi per diversificare immediatamente, e in modo permanente, il suo approvvigionamento di gas.
Queste sanzioni, se verranno attuate con fermezza, possono mettere fine a questa guerra. Se così non sarà, almeno costringeranno il Cremlino a una de-escalation. Sono misure concrete e semplici che i cittadini liberi, fuori dall’Ucraina e per l’Ucraina, possono esigere dai loro governanti. Ognuno può agire a titolo personale e nel contesto in cui vive. Possiamo inviare donazioni ai fondi ucraini di aiuto ai volontari. Ci sono mezzi per sostenere e incoraggiare quella parte della società civile russa che si batte contro la guerra. L’aggressione di Putin contro l’Ucraina libera non è soltanto una questione militare. È uno scontro fra due concezioni della società, due visioni di ciò che rende la vita degna di essere vissuta e, in sostanza, due forme di civiltà. A essere in gioco o il nostro futuro e la sorte riservata, in questo secolo, alle centinaia di milioni di donne e di uomini che credono nella democrazia, non disperano della libertà e vogliono la pace.
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