Un città come Siena bisogna meritarsela

 

Siena merita un grande ufficio di accoglienza, una vetrina del territorio. Un salotto elegante dove prenotare esperienze, servizi, trovare prodotti del territorio, libri, una rivista che parli della città, documentazione, comprare una bottiglia come oggetti di valore, nel concetto di una città aperta al territorio. Aspetti che nei primi anni Duemila erano già stati messi in pratica, e non solo in città. L’Apt Siena (Agenzia pubblica del turismo, poi chiusa da una legge regionale) allora aveva uno spazio angusto per le informazioni in piazza del Campo, ma efficiente e inserito in una logica più complessa. In coordinamento con l’Apt Chianciano terme Val di Chiana dette vita al marchio Terre di Siena di livello provinciale, e creò un modello di gestione con un tour operator scelto per bando a Siena e Chianciano Terme dentro gli uffici, e un abaco degli arredi creato con gli architetti del Centro sperimentale del mobile di Poggibonsi. Ogni ufficio di ogni Comune era coordinato sotto il brand Terre di Siena. Inoltre era declinato con colori e materiali, in funzione del territorio che lo ospitava. Tutto fu realizzato con risorse dell’Unione europea e il risultato fu che la Toscana portò alla Bit questo modello senese, come fiore all’occhiello di una Regione. In più, si sperimentava una carta di servizi destinato al “cittadino”, sia pure temporaneo, delle Terre di Siena, perché così era concepito il turista. Oggi ci si accontenta di un chioschetto e di una postazione al primo piano di un palazzo. Saranno i punti di partenza e arrivo, le biglietterie del trenino? Questo è il segno di una decadenza evidente. La città ha grandissime potenzialità ma il livello è quello dell’infopoint e delle cartine a strappo, quando altre città o interi territori fanno gestire a tour operator offerte organizzate, danno servizi e accoglienza in spazi enormi, eleganti, confortevoli. Montepulciano sta per lanciarsi in una campagna nazionale per attrarre turismo, a Siena si notano le affissioni promozionali di città come Bergamo. Tutto il mondo si muove a sostegno delle economie locali. A Siena, invece, una idea di uno sviluppo, una strategia di crescita sono concetti sconosciuti. Tutto viene scientemente realizzato in funzione di un consenso immediato, gli interlocutori sono locali e con l’occhio sempre rivolto al potenziale elettorato. L’importante è far vedere qualcosa, un lavorio fine a se stesso, non conta l’utilità effettiva. Oggi un mercatino, domani una ruota girevole, basta fare qualcosa. Sta di fatto che l’unico taglio del nastro della amministrazione del “rinnovamento” è stato, ad oggi, alla Lizza, di fronte a un contenitore metallico dotato di serrandina che serve a poco. Quando QR code informativi sono sparsi in ogni angolo di città, quando in ogni telefonino si trovano mappe e informazioni, un “infopoint” al massimo può fornire un depliant o, appunto, la mitica cartina a strappo. Magari servirà a indicare la via del Campo a un anziano visitatore, ma qui finisce ogni ruolo. In un metro quadrato che servizi vuoi dare, quale utilità puoi avere? Questa città non ha più ambizioni e nessuna capacità di produzione culturale. Al massimo, poteva ambire a salvaguardare i propri tesori, le proprie tradizioni. Ma quanto accaduto al Monte dei Paschi, e al Palio con la pandemia, ha impedito di raggiungere anche questo risultato minimo.

 

 

 

Riceviamo e pubblichiamo