UFFIZI,
addio. Anzi, lebewohl, come si dice in tedesco. La lingua che il direttore degli Uffizi Eike Schmidt tornerà a parlare, ufficialmente, all’inizio del 2020, quando lascerà la guida del principale museo statale italiano per insediarsi col medesimo incarico al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Una notizia che per Firenze è stata una doccia fredda, arrivata ieri mattina direttamente dalla capitale austriaca dopo una conferenza stampa tenuta dallo stesso Schmidt insieme al ministro degli esteri Thomas Drozda. Lo storico dell’arte di Friburgo, entrato in servizio a novembre 2015 dopo aver vinto, insieme ad altri diciannove colleghi, il concorso internazionale bandito in seguito alla riforma Franceschini per selezionare i nuovi direttori-manager dei venti maxi musei italiani dotati di autonomia, ha assicurato che porterà a termine il suo mandato «che scade nell’autunno del 2019»: «A Vienna — ha annunciato — entrerò in servizio nei mesi successivi». Il direttore degli Uffizi spiega inoltre che quella per l’Austria sarebbe una strada che «si è aperta e sviluppata negli ultimissimi giorni, e ovviamente ho informato tempestivamente i miei più stretti collaboratori e il ministero dei beni culturali». Confermano dal Mibact, dove fanno sapere che il ministro era già stato avvisato della volontà di Schmidt di non concorrere alle procedure previste per un eventuale rinnovo del suo incarico quadriennale. Il direttore spiega anche di aver ricevuto «sollecitazioni», da parte di Vienna, per partecipare alla selezione per il Kunsthistorisches, parlando di un «successo anche per l’Italia»: «Se ciò è avvenuto, infatti, è perché l’Austria ha guardato molto e con favore al lavoro che sto svolgendo qui agli Uffizi, e questo anche grazie alla squadra che mi ha affiancato in questi anni». Il governo austriaco, sempre secondo quanto fanno sapere dal Mibact, avrebbe del resto intrapreso una strada di modernizzazione e valorizzazione del mondo museale ispirata proprio alla riforma italiana. A Vienna, dove succederà alla collega Sabine Haag, Schmidt avrà un contratto della durata iniziale di cinque anni.
Ritrovandosi alla guida di un museo fra i più antichi e ricchi del mondo — fondato da Francesco Giuseppe per ospitare le collezioni imperiali, custodisce un patrimonio che spazia dall’epoca egizia fino al XVIII secolo, e in cui spiccano le sezioni dedicate all’arte rinascimentale e barocca — ma inferiore, per numeri, agli Uffizi. Se questi ultimi, lo scorso anno, hanno superato i 2 milioni di visitatori, gli ultimi dati reperibili sul Kunsthistorisches, riguardanti il 2012, parlano di un milione e 350 mila presenze.
(g.r.)