Siamo nel «decennio dove tutto si gioca», per il vice-presidente della Commissione Frans Timmerans ed è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti. È il programma presentato ieri a Bruxelles, Fit for 55, 12 regolamenti per ridurre le emissioni di Co2 fino al 57% entro il 2030 (rispetto al 1990), per rispettare l’impegno delle neutralità carbone nel 2050, primo continente al mondo. «Il consumo di combustibili fossili ha raggiunto i limiti, vogliamo lasciare alla prossima generazione un pianeta in buono stato e al tempo stesso lavori di qualità e una crescita che non nuoccia alla natura» ha affermato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.
La prima mossa era stata la (difficile) decisione politica sul Patto Verde al Consiglio europeo del dicembre 2019. Ieri, è arrivata la traduzione pratica di quell’impegno. Seguiranno ancora lunghi mesi di negoziati, con i 27 stati membri e l’Europarlamento, per arrivare all’adozione del «pacchetto» nel 2023. Nel frattempo, è stato adottato il NextGenerationEu e il bilancio pluriannuale, che destina il 30% alla transizione climatica, i Piani nazionali di rilancio e resilienza almeno al 37% impegnati su questo fronte e la legge europea sul clima, approvata dal Consiglio a giugno.
La strada sarà lunga e piena di ostacoli, perché le 12 proposte della Commissione sono destinate a cambiare la vita quotidiana dei 450 milioni di abitanti della Ue. Fine delle auto diesel e a benzina nel 2035, aumento al 40% della percentuale di energie rinnovabili, tassa sul kerosene anche per i settori oggi esenti (aerei per i voli interni e settore marittimo), allargamento al trasporto su strada e all’edilizia del mercato sul prezzo delle emissioni (significa aumenti dei carburanti e del riscaldamento), carbon tax alle frontiere e, prima di tutto, riduzione dei consumi di energia: è una rivoluzione, che toccherà la vita quotidiana di tutti, il lavoro, il commercio internazionale.
Un impatto su una miriade di interessi, le lobbies già si alzano, dall’estero arrivano minacce di ritorsioni. Molti stati frenano, vengono messi in avanti interessi nazionali divergenti, è già guerra per dividersi le sovvenzioni, tra chi è indietro e più povero, che ne vorrebbe la parte più grossa, e i virtuosi che hanno già fatto passi avanti e che non vogliono venire penalizzati. Chi sovvenzionare, dove? I governi tremano di fronte all’incubo di una rivolta generalizzata di gilet gialli europei. Timmermans, direttore d’orchestra di questo piano, ammette: «è semplice, il Patto Verde europeo sarà giusto, se no non ci sarà nessun Patto Verde europeo». Il commissario Paolo Gentiloni avverte: «gli sforzi devono essere politicamente ambiziosi, coordinati a livello mondiale e socialmente equi».
Il piano è gigante, ma il finanziamento è un nano: 70 miliardi di euro su 7 anni per il «Fondo sociale per il clima» (la Commissione già sottolinea che oggi 34 milioni di famiglie in Europa hanno difficoltà a pagare l’elettricità, ma dividendo lo stanziamento ci sono solo 30 euro a famiglia l’anno). L’Emission Trading System (Ets) ha permesso di abbassare le emissioni di Co2 del 42,8% da quando esiste (2005), ma finora era riservato all’industria più inquinante e c’erano delle esenzioni. Verrà allargato anche ai privati dal 2026 e sarà tolta la gratuità (dal 2023 per il settore marittimo). Questa proposta suscita enormi resistenze: è sostenuta dalla Germania, che da poco ha un sistema interno simile, ma osteggiata dalla Francia, dall’est, nella discussione tra commissari 12 hanno votato contro, tra essi Thierry Breton (Mercato interno) e Paolo Gentiloni (Economia), e molti hanno espresso dubbi.
Al Consiglio europeo di maggio, Slovenia, Polonia, Lettonia, ma anche il Lussemburgo si erano opposti a questo allargamento. Divisioni tra paesi anche sulla carbon tax alle frontiere, che mira a tassare i prodotti di paesi che non rispettano le regole climatiche europee (anche per non penalizzare la produzione interna): è una proposta francese, che la Germania avversa, assieme ai paesi del Nord, per timore che venga interpretata nel mondo come una misura protezionista. Gli Usa sperano di aver già ottenuto garanzie di esenzioni, Turchia, Russia, Cina sarebbero i paesi più penalizzati, la tassa colpirebbe soprattutto l’import di ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti, cemento.
Altra polemica: l’estensione delle energie rinnovabili al 40% del totale e la fine di quelle fossili. In Germania e in Francia sarà argomento elettorale e già emergono divisioni: Armin Laschet, erede di Merkel alla Cdu, accusa i Grünen di voler “mettere fine al sogno delle vacanze estive” con le tasse sul kerosene degli aerei low cost, in Francia Xavier Bertrand, candidato in pectore della destra, parla di «scandalo» per l’eolico, preso di mira anche da Marine Le Pen. Ci sono misure che avranno un impatto sull’agricoltura, un «piano foreste» per favorire i pozzi di Co2, un progetto per piantare 3 miliardi di alberi entro il 2030.