Tutti i partiti si preparano al trasloco… di Draghi al Quirinale

L’editoriale del direttore Nico Perrone

ROMA – Se ne parla sottovoce, sottolineando sempre che è tanto per parlare, ma ormai è diventato luogo comune tra i parlamentari pensare a Draghi nuovo Presidente della Repubblica. Tra i partiti, infatti, cominciano a notarsi i troppi silenzi o qualche parola di fuggita di: Matteo Salvini, sempre pronto a scatenare guerra su questo o quel provvedimento che ora accetta a testa bassa le decisioni dei suoi Governatori; Giorgia Meloni che tiene a freno i suoi Fratelli d’Italia; Il segretario del Pd Enrico Letta che invita i suoi a tenersi pronti per il dopo Draghi; Matteo Renzi che candida questo o quello in giro per l’Italia e sperando di mettersi alla testa del Centro moderato (leggi Forza Italia) a rischio di sbando se il leader Silvio Berlusconi, che ci crede e si sta dando da fare per trovare ogni singolo voto possibile per essere eletto Presidente, alla fine dovesse rimaner Cavaliere.

Al momento, è il ragionamento trasversale raccolto in Parlamento e qui sintetizzato, “per il Colle non ‘c’è altro possibile candidato se non Draghi. Chi potrebbe essere più qualificato di lui? Chi potrebbe dare più garanzie di lui, non solo sull’affidabilità democratica dei leader nostrani, ma anche sulla credibilità del Paese a livello internazionale? Chi? Senza contare poi che se non dovesse esser lui -prosegue il ragionamento- si aprirebbe comunque una crisi di Governo perché Draghi a suo tempo è stato incaricato da Mattarella, quindi facile pensare anche a possibili sue dimissioni”.

Il cronista sposta il ragionamento alle prossime scadenze elettorali di primavera… “ma è chiaro che Draghi sa benissimo che man mano che ci si avvicina alle elezioni sarà il Vietnam in Parlamento, chi glielo fa fare di stare a litigare con i partiti che a quel punto penseranno solo a scannarsi a vicenda per un voto in più?”. C’è il virus che continua a correre, ci sono le restrizioni decise dal Governo contro il popolo dei No vax per garantire un Natale normale alla stragrande maggioranza che si è vaccinata. Tra le voci raccolte in Parlamento alcune sottolineano quella che viene giudicata una caduta di stile da parte del premier ieri in conferenza stampa. Parlando dei No Vax, infatti, Draghi ha detto: “Spero che anche coloro che sono oggetto di restrizioni possano tornare a essere parte del paese”. Un passaggio rischioso, “perché se la situazione dovesse peggiorare, con gli ospedali costretti a non prestare servizi ai ‘malati normali’, qualcuno potrebbe cominciare a prendersela e accusare i non vaccinati… e quando si comincia non si sa mai che cosa può accadere”.

Per quanto riguarda il confronto politico, nel Pd si comincia a ragionare su chi potrebbe dare una mano a togliere di mezzo Matteo Renzi visto che è stato proprio lui a mollare il campo del Centrosinistra. Magari Carlo Calenda, leader di Azione, partito in crescita e avanti a Italia Viva, più simpatico e ben visto di Renzi. Potrebbe esser lui a far da calamita per creare quel polo liberal-riformista possibile alleato del Centrosinistra. C’è comunque un problema: il Pd di Letta punta all’alleanza con il M5S di Conte, e Calenda quando sente parlare di ‘grillini’ salta sulla sedia e sbatte la porta in faccia anche a Letta. E nel M5S che bolle in pentola? Ieri sera il presidente Giuseppe Conte ha incontrato i parlamentari e si è capito che d’ora in avanti il rapporto con loro sarà più stretto. C’è una strategia da mettere in campo, il nuovo posizionamento del Movimento nell’area moderata e di Centro (e forse sta qui il motivo degli attacchi furibondi che vengono da Renzi e Calenda) che grazie alla popolarità che riscuote ancora il ‘brand’ Conte potrebbe puntare ad un risultato ben superiore a quello sempre più in ribasso certificato dai sondaggi.

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