Nel capoluogo il neopresidente Giani batte 60 a 30 la sfidante Ceccardi avanti nelle province di Lucca, Massa, Grosseto, Arezzo e Pistoia ma sconfitta nel suo Comune. Il partito di Zingaretti al 35%, il Carroccio perde 10 punti dalle Europee 2019. Delude Italia Viva (4,5)
di Ernesto Ferrara
FIRENZE — «L’Arno mormorò. Anzi di più: ha fatto il botto!» scherza a un certo punto coi suoi il sindaco di Firenze Dario Nardella. «I toscani non si sono fatti abbindolare da Salvini e dalla finta moderata Ceccardi», se la ride la segretaria dem Simona Bonafè quando le proiezioni già segnalano il vantaggio non rimontabile del centrosinistra. Poi nel quartier generale del Pd toscano di Novoli, periferia nord di Firenze, arriva lui, il trionfatore Eugenio Giani, serafico come in tutta la campagna, imperturbabile anche quando i sondaggi avevano fatto salire a mille l’ansia: «Il mio sondaggio era la gente, erano i 186 sindaci toscani con me. Io non ho mai temuto di perdere. Oggi ha vinto la Toscana. E consentitemi, visto che si è detto di questo o quel padrino: io non ho padrini, io sono Giani».
La piena leghista è passata invano anche qui. Dopo quello emiliano anche l’argine della sinistra toscana ha retto. E la campagna che ha fatto tremare Pd e governo finisce così, col trionfo inatteso per proporzioni del centrosinistra e del profilo mai spumeggiante di Giani, 61 anni, avvocato, politico navigato, pedigree socialista, poi Dem, finissimo conoscitore della storia e delle dinamiche dei palazzi fiorentini, a partire da quello più nobile, quel Palazzo Vecchio dove una volta riuscì a intrufolarsi durante un vertice blindatissimo tra Renzi premier e la Merkel solo grazie alle sue conoscenze. Di lui l’attore Paolo Hendel scherzando ma non troppo dice che per quante cene, compleanni e battesimi ha presenziato in 30 anni forse ormai conosce davvero i toscani «uno per uno». Di certo ne conosce talmente tanti – e tanto bene ha funzionato la campagna anti Lega messa in piedi dal Pd nelle ultime settimane – da aver battuto la sfidante leghista Susanna Ceccardi, pupilla di Salvini, in 5 province su 10. Ed è quasi un miracolo, a ben vedere. Perchè solo nel 2019 la Lega era primo partito in 7 province toscane. Stavolta vola il Pd, che sfiora il 35% – 2 punti più di un anno fa ma senza Renzi che ha fondato Italia Viva – , e sulle sue ali vola pure Giani mentre tracolla la Lega, che perde oltre 250 mila voti assoluti rispetto alle Europee di un anno fa, dal 31 al 21% e prende scoppole micidiali sul territorio. Alcune anche simboliche: a Pisa città, governata da un sindaco leghista, Giani sbaraglia Ceccardi col 55% con la Lega che si ferma al 19%. A Cascina, terra natia di Ceccardi, da dove la pupilla di Salvini era partita facendo la sindaca 4 anni fa, Giani 51%-Ceccardi 38. Segno che la strategia di Salvini, semisparito sul finale di campagna, non ha poi pagato granchè, specie a Firenze. «Che si conferma “tesoro” del Pd. Pur sfigurata dal Covid, col turismo semisparito e un’identità da rifondare, il capoluogo si conferma fortino del centrosinistra e del Pd. Che in città sfiora il 40% con un’affluenza altissima e addirittura in provincia lo supera, sfiorando punte del 44-45%. «Lo sconfitto di queste elezioni è Salvini, ha preso una brutta sberla dopo quella in Emilia Romagna. La Toscana è andata benissimo e Firenze ha superato tutte le attese. Si profila una vittoria pulita e chiara e sono doppiamente felice perché Firenze ha dato un grandissimo apporto con un’affluenza altissima» esulta non a caso Nardella. E dai seggi fiorentini la conferma: Giani 60-Ceccardi 30, praticamente doppiata. «Siamo stati decisivi per la vittoria», l’esultanza di Nardella. Chi delude è invece Italia Viva, che si ferma al 4,5%: non determinante per la vittoria Giani e nemmeno per i numeri del futuro Consiglio regionale.Male i 5 Stelle, che eleggono due consiglieri. Fuori la sinistra-sinistra di Tommaso Fattori.