Petralia non parla, ma si sa che ieri mattina gli atti dell’indagine sono stati acquisiti proprio dal Dap che lui sovrintende. E autorevoli fonti del dipartimento spiegano come le carte integrali dell’inchiesta – 5300 pagine di violenze, intercettazioni, annotazioni sui pestaggi che sarebbero avvenuti tra il 2017 e il 2018 – saranno attentamente studiati. E che nessuna decisione è preclusa. E’ dunque a forte rischio la permanenza del direttore e del comandante degli agenti nei ruoli di vertice su cui il Dap ha discrezionalità pressoché assoluta. Per fatti molto simili accaduti a Nuoro nel 2000, i «quadri» erano stati azzerati. Prima ancora che per motivi disciplinari – per cui bisogna attendere l’esito processuale – per questioni di opportunità. Lo ricorda bene il magistrato Alfonso Sabella che insieme a Giancarlo Caselli (allora direttore del Dap), si trovò a dover decidere come affrontare quel momento. Sabella ha seguito anche la vicenda torinese dalle cronache nazionali. E commenta: «Il dato negativo è che ancora oggi nonostante tutto quello che è accaduto, e brucia ancora sulla mia pelle la vicenda di Bolzaneto, si continuano a fare cose di questo tipo che sono inqualificabili e ingiustificabili per persone che hanno giurato di servire la nazione». C’è anche un dato positivo: «E cioè che le indagini sono state svolte dalla stessa polizia penitenziaria che ha voglia di liberarsi da alcune vecchie cattive abitudini che purtroppo residuano ancora in una parte, per fortuna minoritaria, di appartenenti al corpo».
L’inchiesta del pm Francesco Pelosi ha acceso anche un dibattito politico in Regione. Marco Grimaldi, di Leu: «Riguardo alle presunte torture occorre sostenere con fermezza che, al di là degli sviluppi futuri del processo sui quali è giusto attendere, e anche per garantire una miglior difesa agli imputati, è opportuno che il ministero della Giustizia affianchi il direttore del carcere de Le Vallette fino a sentenza».