Sul Palio straordinario.

di Pierluigi Piccini

L’idea di poter correre un Palio straordinario è, nell’immaginario collettivo, un qualcosa che alletta e solletica il desiderio della cittadinanza. Per una simile motivazione per poter stendere una riflessione sulla proposta di ASSOARMA (tramite l’assessore Sportelli) appare necessario scindere la parte emozionale da quella amministrativa. Non ci soffermeremo quindi sul giudizio spettante alle contrade per rispetto nei confronti dei diciassette rioni e della sovranità del ruolo assembleare. Vorrei però entrare nel merito dell’azione amministrativa della Giunta e sul tema storiografico perché necessitano perlomeno di un approfondimento.

Se l’amministrazione aveva in mente l’idea di un Palio straordinario alla cittadinanza avrebbe dovuto farsi portavoce autonomamente, vista l’importanza della dedicazione, della proposta e nella fase successiva al Palio di luglio. Pur consapevoli delle difficoltà delle fasi di insediamento questa appariva come l’unica via percorribile per dare maggior risalto all’oggetto della dedica che altrimenti potrebbe essere visto come una semplice coincidenza di calendario. Appare inoltre poco comprensibile perché la proposta provenga da ASSOARMA e non dal Comitato per le celebrazioni instaurato presso la Prefettura di Siena. Qualora la richiesta fosse pervenuta da tale soggetto istituzionale avrebbe avuto sicuramente una maggiore forza anche per creare un continuum, e non una cesura, con quanto fatto dal Prefetto Saccone a partire dal 2015. Infine sorge spontaneo un interrogativo, perché ASSOARMA ha atteso solo la seconda metà di agosto 2018 per presentare la proposta, e soprattutto perché non l’ha fatta precedere da un comunicato ufficiale per condividerlo con la cittadinanza?

Premessi questi interrogativi metodologici diviene necessario soffermarsi sul fattore costo-opportunità, si sa il Palio è un momento di gioia per la cittadinanza e anche di entrate per le attività commerciali cittadine, le quali necessitano di una sempre maggiore tutela. Ma allo stato attuale la realizzazione di un Palio in tempi rapidi siamo sicuri sia vantaggioso per la comunità? L’interrogativo ci riporta necessariamente alle tesi iniziale, ossia che un simile progetto avrebbe necessitato di un maggior tempo anche per promuoverlo all’interno del comitato nazionale per le celebrazioni.

Entrando nella vicenda relativa al tema possiamo evidenziare che parlare della Grande Guerra potrebbe essere più semplice rispetto alla Seconda, ma siamo realmente sicuri che sia così?

In questa sede non appare significativo soffermarsi sullo stato dell’arte della ricerca accademica ma focalizzare l’attenzione sul fatto che una certa visione “scolastico-cronologica” de la Grande Guerra come “Quarta Guerra di Indipendenza” intesa come completamento del processo di unificazione appare abbastanza superata. Dobbiamo cercare di osservare il fenomeno spogliandolo di quella retorica che portò all’entrata dell’Italia nel conflitto (1915), dichiarando prima guerra all’Austria e successivamente alla Germania. Se molto si è indagato sugli aspetti militari e culturali, resta ancora molto da scrivere su quello che realmente fu la Prima guerra mondiale lontano dal fronte. Il cosiddetto “Fronte Interno” è sicuramente una frontiera storiografica interessante e che merita di essere approfondita. Relativamente a Siena è forse mancato un progetto unitario, che vedesse coinvolte tutte le realtà, istituzionali e accademiche, della città. Se non ci fosse stata l’intraprendenza della Prefettura probabilmente ben poco sarebbe stato realizzato. Restano da ricordare tre eventi significativi, il grande convegno su la Grande Guerra in provincia tenutosi all’Accademia dei Rozzi che ha proiettato Siena in una dimensione internazionale, il documentario del giornalista Juri Guerranti e la mostra divulgativa tenutasi presso il Santa Maria della Scala. A margine di questi una serie di iniziative collaterali frutto sempre dell’impegno di soggetti terzi.

Nel corso di questi anni la grande assente è stata l’amministrazione precedente che non ha mai mostrato un grande interesse per il tema preferendo concentrarsi sulla valorizzazione di altre tematiche, ognuno ha le sue priorità.

Un ulteriore aspetto che deve essere trattato è quello relativo all’opportunità di celebrare con un evento di giubilo un conflitto che non solo per il bilancio dei morti ma anche per la crisi sociale che ne conseguì non può essere considerato un evento da festeggiare ma da celebrare con il ricordo di ciò che avvenne. Siena ha già il suo modo elegante e rispettoso di commemorare i suoi caduti, la Sbandierata della Vittoria che, collocata in un presente atemporale, è l’omaggio migliore che si possa fare per ricordare i figli di Siena che persero la vita nelle trincee o in mare.

In conclusione l’idea di un Palio Straordinario avrebbe necessitato di un maggior tempo di analisi e progettazione per coinvolgere realmente la città attorno ad un dibattito su quello che realmente ha significato la Grande Guerra per Siena e l’Italia.