SIENA «Il mio è un processo alle indagini». Per la presentazione del libro sulla morte di David Rossi — Il caso David Rossi. Il suicidio imperfetto — Palazzo Patrizi a stento contiene i presenti: quando l’autore, il giornalista de Il Fatto Quotidiano Davide Vecchi, prende la parola però il trambusto in sala (richiesta dal M5S) scompare. «Io non condanno i magistrati — afferma Vecchi— ma le mie ricerche hanno portato alla luce le carenze grossolane della prima indagine». Riportate nel libro con tutti i passaggi della vicenda iniziata il 6 marzo 2013 con la morte del capo della comunicazione di Mps: dagli istanti successivi al ritrovamento del corpo alla prima inchiesta chiusa pochi mesi dopo, dalla riapertura delle indagini alla nuova archiviazione. «Se i magistrati fossero partiti con meno certezze sul suicidio, forse oggi non saremmo qui — dice Vecchi — Non esprimo opinioni, le carte parlano da sole. Il mio rammarico è che difficilmente si riuscirà ad arrivare alla verità, anche se ci fosse un nuovo supplemento di indagine; ma gli organi competenti hanno il dovere di accertare perché non si è arrivati alla verità». Vecchi parla anche della scelta del Procuratore di Siena, Salvatore Vitello, di pubblicare la richiesta di archiviazione del Gip: «La apprezzo ma sarebbe il caso rendesse pubblica anche la relazione dei periti del pm Boni». Con Vecchi, Antonella Tognazzi, vedova di David, e sua figlia Carolina Orlandi: si augurano che le cronache di questi giorni portino «nuova attenzione sulla vicenda». Oggi il libro sarà presentato a Firenze (ore 18, Feltrinelli Red in piazza della Repubblica): con Vecchi e la Orlandi, Sandra Bonsanti e Marcello Mancini, moderati da Marzio Fatucchi del Corriere Fiorentino.
Aldo Tani