Fu concepita come una «vacanza» di qualche mese, divenne molto di più, perché si crearono legami forti e negli anni i bambini, crescendo, presero a tornare periodicamente nella loro seconda famiglia. Viola Ardone è riuscita a raccontare questa bella storia italiana, una grande e persino folle utopia che divenne realtà, focalizzandola su un protagonista – questo sì almeno in parte di fantasia – che ricostruisce la sua adolescenza in quel contesto, e la sua vita successiva all’insegna dell’emancipazione e della realizzazione personale. Il libro ha molti meriti, soprattutto nella scelta stilistica (il linguaggio del protagonista si evolve nel tempo, ad esempio da un gustoso parlato semidialettale a un italiano colto) ma non tali da metterlo al riparo dalle polemiche.
Un regista, scrittore e organizzatore culturale, Giovanni Rinaldi, che si era occupato in precedenza della stessa vicenda, ha infatti accusato l’autrice, se non di plagio, quantomeno di un uso disinvolto delle fonti, a partire da pubblicazioni, giornali dell’epoca e persino un documentario dove per la prima volta si sarebbe parlato di «treni dei bambini», che venivano invece chiamati abitualmente, prima, «treni della felicità». Va detto però che dalla nona edizione in poi anche lui, insieme agli altri nomi emersi nella polemica, viene citato. Caso chiuso? E’ sempre difficile in questi casi decidere sull’uso delle fonti – e uno scrittore ha pur sempre il diritto di ricreare liberamente, appoggiandosi su di esse anche, se crede, in modo mimetico. Non è in ogni caso la prima volta, è successo in passato ad esempio con Saviano e con ben altro clamore.
Ora però Einaudi annuncia un volume storico in cui si potrebbe scovare persino, volendo, una «sentenza»: perché, forse sull’onda del successo – e chissà, anche delle polemiche, sta per uscire, il mese prossimo, un importane – e corposo – studio di Bruno Maida: I treni dell’accoglienza. Infanzia, povertà e solidarietà nell’Italia del dopoguerra 1945-1948. L’orizzonte è più ampio, perché lo storico (dell’Università di Torino) affronta i temi del solidarismo nell’Italia novecentesca, della povertà, delle politiche di assistenza e soprattutto del protagonismo femminile che fu in quell’occasione una delle caratteristiche e delle novità principali. Ma qui, va da sé, le agognate «fonti» ci saranno proprio tutte. Oltre a molti spunti di riflessione sull’attualità.