L’analisi
Sui migranti Salvini fa propaganda. L’affermazione non viene da un esponente dell’opposizione. L’accusa al vicepremier e ministro dell’Interno arriva da una collega dell’esecutivo, la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta. Sui migranti Salvini fa propaganda. L’affermazione non viene da un esponente dell’opposizione, e nemmeno da uno di quei cittadini in maglia rossa che l’artiglieria social del governo gialloverde ama catalogare, con pertinenza e ragioni pari a zero, alla voce radical chic.
L’accusa al vicepremier e ministro dell’Interno arriva da una collega dell’esecutivo, la ministra della Difesa in quota M5S Elisabetta Trenta. A differenza di Danilo Toninelli, il ministro eco di Salvini, la cui specialità è ribadire i concetti già espressi dal leader leghista, Trenta ha spiegato nell’ordine: non è competenza dell’Interno sindacare sull’attracco in Italia della nave Eunavformed che ha sbarcato a Messina 106 migranti. La nave ha puntato sull’Italia perché esistono delle regole d’ingaggio che, nel caso, sono pienamente rispettate. E, soprattutto, ha aggiunto che la legittima intenzione di cambiare queste regole va dispiegata nelle sedi competenti, a meno che l’obiettivo non sia solo quello di accaparrarsi qualche titolo di giornale. Il riferimento esplicito è all’annuncio di Salvini di voler sfruttare il vertice dei ministri dell’Interno Ue previsto a Innsbruck in settimana per impedire che altri navi militari sbarchino migranti nel nostro Paese.
Un annuncio privo della minima possibilità di tradursi in un’azione concreta.
La presa di posizione della Difesa ha il merito di svelare una volta per tutte l’imbuto nel quale proprio Salvini, fin qui con la complice remissività dei 5Stelle, ha cacciato l’Italia. L’aggressività dei toni anti-migranti, spacciata per insurrezione e ritrovata centralità dell’Italia ai tavoli europei, ha prodotto come unico risultato il nostro allineamento a quell’asse di Paesi e forze politiche – dal ministro dell’Interno tedesco Seehofer alle nazioni del cartello di Visegrad – il cui obiettivo è strutturalmente anti-italiano: negare qualsiasi forma di mutualismo nella gestione dei migranti già su suolo europeo, anzi restituire all’Italia anche quelli che, sbarcati sulle nostre coste, hanno poi cercato riparo nel nord Europa e, in generale, lasciare che il problema dell’accoglienza resti in carico ai Paesi che la geografia ha posto in prima linea sul Mediterraneo. Il sovranismo casereccio di Salvini si segnala solo per il suo inevitabile vassallaggio di quei sovranisti mitteleuropei che, a parità di intolleranza, le frontiere possono chiuderle davvero.
Ora Trenta dice che il re sovranista è nudo. E che le chiacchiere fin qui mulinate, a parte vellicare gli istinti xenofobi quando non apertamente razzisti di un pezzo di opinione pubblica, hanno prodotto meno che niente. Anzi, con queste premesse, potranno produrre solo ulteriori arretramenti, dato che la minaccia già brandita dall’Austria nei confronti dell’Italia è accettare i diktat o subire una dolorosissima (per l’economia, oltre che per l’ideale europeista) sospensione di Schengen.
Infine, un ultimo aspetto da sottolineare. Se questo Paese avesse un premier di fatto oltre che di nome, non dovrebbe essere un comunicato della Difesa a mettere nero su bianco che in Europa si va con una linea strategica e non con una sacca di “mi piace” rastrellati su Facebook.
L’accusa al vicepremier e ministro dell’Interno arriva da una collega dell’esecutivo, la ministra della Difesa in quota M5S Elisabetta Trenta. A differenza di Danilo Toninelli, il ministro eco di Salvini, la cui specialità è ribadire i concetti già espressi dal leader leghista, Trenta ha spiegato nell’ordine: non è competenza dell’Interno sindacare sull’attracco in Italia della nave Eunavformed che ha sbarcato a Messina 106 migranti. La nave ha puntato sull’Italia perché esistono delle regole d’ingaggio che, nel caso, sono pienamente rispettate. E, soprattutto, ha aggiunto che la legittima intenzione di cambiare queste regole va dispiegata nelle sedi competenti, a meno che l’obiettivo non sia solo quello di accaparrarsi qualche titolo di giornale. Il riferimento esplicito è all’annuncio di Salvini di voler sfruttare il vertice dei ministri dell’Interno Ue previsto a Innsbruck in settimana per impedire che altri navi militari sbarchino migranti nel nostro Paese.
Un annuncio privo della minima possibilità di tradursi in un’azione concreta.
La presa di posizione della Difesa ha il merito di svelare una volta per tutte l’imbuto nel quale proprio Salvini, fin qui con la complice remissività dei 5Stelle, ha cacciato l’Italia. L’aggressività dei toni anti-migranti, spacciata per insurrezione e ritrovata centralità dell’Italia ai tavoli europei, ha prodotto come unico risultato il nostro allineamento a quell’asse di Paesi e forze politiche – dal ministro dell’Interno tedesco Seehofer alle nazioni del cartello di Visegrad – il cui obiettivo è strutturalmente anti-italiano: negare qualsiasi forma di mutualismo nella gestione dei migranti già su suolo europeo, anzi restituire all’Italia anche quelli che, sbarcati sulle nostre coste, hanno poi cercato riparo nel nord Europa e, in generale, lasciare che il problema dell’accoglienza resti in carico ai Paesi che la geografia ha posto in prima linea sul Mediterraneo. Il sovranismo casereccio di Salvini si segnala solo per il suo inevitabile vassallaggio di quei sovranisti mitteleuropei che, a parità di intolleranza, le frontiere possono chiuderle davvero.
Ora Trenta dice che il re sovranista è nudo. E che le chiacchiere fin qui mulinate, a parte vellicare gli istinti xenofobi quando non apertamente razzisti di un pezzo di opinione pubblica, hanno prodotto meno che niente. Anzi, con queste premesse, potranno produrre solo ulteriori arretramenti, dato che la minaccia già brandita dall’Austria nei confronti dell’Italia è accettare i diktat o subire una dolorosissima (per l’economia, oltre che per l’ideale europeista) sospensione di Schengen.
Infine, un ultimo aspetto da sottolineare. Se questo Paese avesse un premier di fatto oltre che di nome, non dovrebbe essere un comunicato della Difesa a mettere nero su bianco che in Europa si va con una linea strategica e non con una sacca di “mi piace” rastrellati su Facebook.
La Repubblica – Stefano Cappellini – 09/07/2018 pg. 1,20 ed. Nazionale.