Strage di migranti «Altri bambini tra i 94 annegati»

 Due nuovi naufragi davanti alle coste libiche
Marta Serafini

Non si ferma la strage del Mediterraneo. Ieri un altro naufragio ha causato la morte di almeno 74 migranti tra cui donne e bambini, al largo di Khums, in Libia. I 47 sopravvissuti sono stati portati a riva dalla Guardia costiera libica e da pescatori. E ancora: altri 20 morti, sempre nella stessa zona con solo tre donne salvate dai pescatori e poi assistite da Medici senza frontiere. «Sono sotto choc, hanno visto i loro cari sparire tra le onde». Tragedie che portano, per l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, il numero dei morti nel Mediterraneo ad almeno 900 dall’inizio dell’anno. Tra loro Joseph, della Guinea, che al mondo ci era venuto solo da sei mesi.

È mercoledì mattina quando alla Open Arms della omonima Ong catalana, unica nave di soccorso presente in questi giorni sulla rotta del Mediterraneo centrale, viene segnalato un gommone carico di un centinaio di persone partito due giorni prima da Sabratha. A bordo c’è anche la mamma di Joseph, originaria della Guinea. Il gommone collassa. I soccorritori la tirano fuori dal mare. Lei, con ancora i polmoni pieni di acqua, trova la forza per gridare: «I lose my baby, ho perso mio figlio». Qualcuno avvista Joseph. Viene rianimato dal team medico di Emergency a bordo. Morirà poco dopo, mentre aspetta l’eliambulanza e mentre sul ponte vengono adagiati i corpi di altre 5 vittime, 3 uomini e 2 donne.

«Ho perso mio figlio»

È stato trasportato a Lampedusa il corpo del neonato vittima della tragedia di mercoledì

Durante la notte, un elicottero della Guardia costiera italiana effettua l’evacuazione della madre di Joseph e di una 18enne incinta, portate in ospedale a Lampedusa, insieme a Joseph che va all’obitorio. «Il gommone ci è stato segnalato da Frontex, ma è insolito: non accadeva dal 2016», spiega Riccardo Gatti della Ong catalana che ha salvato almeno 263 persone e la cui nave ieri sera aspettava ancora l’assegnazione di un porto sicuro dopo la richiesta di sbarco in Italia. E se dalla Germania arriva la notizia che la «capitana» di Sea Watch Carola Rackete è stata fermata a un corteo ambientalista, il numero di sbarchi aumenta. Un trend preoccupante, per Matteo Villa di Ispi. «Mille in una settimana: con l’inverno alle porte e il calo di soccorsi c’è il rischio di altri naufragi».

 

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