“Stanchi del teatrino: difesa del Palio solo a parole”

di Pierluigi Piccini

Ci risiamo: indignazione, minacce di querela sono le risposte che per l’ennesima volta la città di Siena dà ad una trasmissione televisiva, stavolta del Tg 2. Il servizio è andato in onda sulla la stessa rete che, pochi muniti prima, aveva mandato in onda la diretta della corsa. Questa schizofrenia si argina facendo accordi più seri, o prendendo posizioni più drastiche. Le solite reazioni di ufficio lasciano il tempo che trovano. Il vero problema è che la città è seduta. Il Palio non è utilizzato come punta dell’iceberg di una grande operazione culturale e di richiamo selezionato per i turisti, ma come fatto isolato, come gara da spettacolarizzare. Non c’è una comunicazione per 365 giorni, non ci sono le adeguate pubbliche relazioni: ma a Salvini, che pure è “l’editore di riferimento” del Tg2, quando è venuto al Palio è stato detto niente? Servono i rapporti giusti e le frequentazioni corrette con il resto del mondo. Bisogna coinvolgere i grandi registi per documentari seri, gli studiosi, occorre il coinvolgimenti  di artisti veri, la valorizzazione dei musei e della vita di contrada, un’operazione mediatica che racconti la città dal punto di vista storico, sociologico, antropologico, iconografico e di psicologia di massa. Dovrebbe essere costruita, allo stesso tempo, una nuova consapevolezza del valore intrinseco di Siena tra gli stessi cittadini. Intanto però, bisogna “blindare” il Palio da ogni possibile attacco, con il riconoscimento ministeriale di bene culturale immateriale: ovvero un vincolo di intangibilità assoluto. A questo proposito il movimento Per Siena ha presentato una mozione, votata all’unanimità, e nel frattempo sono persino arrivati i finanziamenti dal Ministero, ma i nostri amministratori sono inermi. Nel frattempo si è inserito il Palio di Siena nel registro regionale dei giochi storici rievocativi, come se si trattasse di una delle tante manifestazioni folcloristiche, inventate magari pochi anni fa. Inutile dire che siamo stanchi di questo teatrino ipocrita, pieno di contraddizioni, che tende solo a nascondere il nulla. Le reazioni vibranti possono servire a tacitare la piazza per un giorno, ma lasciano il tempo che trovano. Ci sarebbe bisogno di un salto di qualità.