Volgograd: così Nikita Krusciov ribattezzò Stalingrado, in omaggio al fiume nelle cui acque scorre il sangue russo. Tanti anni fa, sulle scalinate del Mamajev Kurgan, la gigantesca statua simbolo della vittoria sovietica contro i nazisti, incrociai lo sguardo di Ivan, in partenza verso la Cecenia. Immaginai potesse essere un obiettore di coscienza, pacifista radicale, incapace di uccidere i civili rintanati a Groznyj e quindi pronto ad affrontare la cella di rigore pur di non rinunciare ai propri ideali. Se per avventura, in questi giorni drammatici, mi capitasse di rivedere, nel medesimo luogo, il fantasma di quella giovane recluta, stavolta diretta a Kiev, penserei la stessa cosa.

 

 

Ma oggi non ho più bisogno di imbarcarmi, come feci allora, sul vecchio Tupolev 134 per tornare nella città martoriata e ricostruita, là dove la Falce e il Martello inchiodarono per sempre la Svastica. Mi basta leggere Stalingrado di Vasilij Semënovic Grossman, pubblicato nel 1952 con il titolo, non voluto dall’autore, Per una giusta causa. Un libro la cui traduzione italiana, appena completata da Claudia Zanghetti per Adelphi, aspettavo da tempo, anche se già esistevano la versione inglese e francese.

Narrazione fluviale

Stiamo parlando del primo, leggendario tomo di Vita e destino, concluso nel 1960: chi abbia già affrontato le oltre 800 pagine di quel romanzo – uscito in Italia in edizione integrale solo nel 2008 – e magari conservi ancora negli occhi il brulichio di eventi che vi sono rappresentati, fra madri che piangono i figli perduti, piloti, carristi, minatori, artiglieri e commissari politici, lager e gulag, aerei in fiamme e amori infranti, purissimi eroi e abiette creature, può stentare a credere che fosse preceduto da un testo di pari quantità e sostanza. Eppure è andata proprio così: anzi, a dirla tutta, esiste anche un altro romanzo, Il popolo è immortale, ancora antecedente, composto nel 1943, sempre sullo stesso tema, che prima o poi verrà tradotto. Per intanto abbiamo una “dilogia”: questa la definizione più giusta, secondo l’indicazione di Ferdinanda Cremascoli, la cui preziosa guida, Stalingrado. Il polittico di Vasilij Grossman (Biblioteca di italianacontemporanea.org) suscita ammirazione per l’appassionata e certosina cura impiegate dall’autrice, pronta a inabissarsi nelle due fluviali narrazioni nel tentativo di consegnarci una visione d’insieme.

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