SPEZZATINO AL NEGRAMARO

di Pierluigi Piccini

 

Ormai è chiaro che qualcosa sul Monte dei Paschi si sta muovendo nello stile Draghi. Quel modo di fare che fa parlare dell’argomento terzi soggetti per poi uscire in fondo come Presidente del Consiglio quando il terreno si è consolidato. È anche chiaro che lo Stato vuole uscire dalla banca ubicata a Siena e lo vuole fare in tempi brevi prima della fine dell’anno. Appena l’argomento Pandemia e vaccini calerà nell’attenzione dei media, la soluzione di alcune crisi bancarie diventerà uno dei temi principali. Per ora frammenti di notizie che fanno intendere da un lato che l’argomento Monte si sta dipanando, dall’altro che bisogna sostenere il titolo ridotto ai minimi termini. Su queste due questioni ci sono i soliti specialisti, esperti di comunicazione che sanno come fare. Insomma lo spezzatino sta andando avanti. UniCredit disponibile a prendere la parte più cospicua della struttura Mps coma la Toscana e il Nord-est dietro un bonus fiscale non da poco, che se dovesse essere confermato, si prolungherebbe nei benefici per tre anni. A fronte di questo è disponibile a lasciare qualcosa sulla città, ovviamente a tempo. Non certo la banca autonoma della Toscana teorizzata da Giani e De Mossi. Prassi ormai consolidata nelle fusioni bancarie. Il Mediocredito Centrale prenderebbe il resto con particolare attenzione al Sud d’Italia per fare con molta probabilità quella tanto decantata dal Movimento 5 Stelle, Banca del Sud. Il Mediocredito non ha una vocazione bancaria, quindi ci sarà da capire come intende inserire il Monte nel suo circuito e soprattutto con chi. Una considerazione sullo spezzatino bancario va fatta sia se si dovesse parlare di UniCredit che di Medicredito: il sistema bancario italiano sta chiudendo gli sportelli, addirittura i bancomat perché non redditizi, siamo arrivati già a diecimila agenzie chiuse. Ci sono ancora degli aspetti aleatori. Che devono essere valutati con attenzione come la questione degli NPL. La procura di Milano ne avrebbe accertata penalmente la cattiva gestione. Dieci miliardi di cui solo la Fondazione Mps ne rivendicherebbe tre miliardi e ottocento milioni. Non sappiamo come andrà a finire, ma una cosa appare chiara che Rossi, il presidente della Fondazione, sta trattando e bene fa a trattare, scansando le cause che potrebbero portare ad un irrigidimento dei rapporti fra le parti. Insomma la questione si sta definendo solo a Siena tutto tace.