I movimenti risalgono al 2019. Un primo filone riguarderebbe finanziamenti per circa 200 mila euro provenienti da tre società: Moby, che fa capo a Vincenzo Onorato, Diaspa e Innovatec. Ci sono poi circa 10 mila euro che dall’associazione Change sarebbero passati al Comitato della galassia Toti. Niente di illecito, fino a prova contraria. Nel 2018 L’Espresso aveva pubblicato un’inchiesta sui finanziamenti a Change (si parlerebbe quindi di altre somme di denaro): “Dei 792 mila euro raccolti… almeno 173 mila euro sono approdati sui conti personali di Toti… poco meno di 30 mila euro usati in un anno e due mesi per dormire nel lussuoso hotel Valadier, un quattro stelle nel centro di Roma. E poi ristoranti tra Forte dei Marmi e Saint Tropez, alberghi, spese da Prada, l’affitto di una casa a Genova, il mutuo”.
In base alla nuova legge oggi i nomi sono visibili sul sito. Ma in passato l’identità era stata taciuta perché, si diceva, occorreva il consenso degli interessati. Era stato L’Espresso a rivelare nomi e somme. Figuravano tra l’altro 35 mila euro del gruppo Gavio, colosso delle concessioni autostradali come la A6 (Savona-Torino dove a novembre è crollato un viadotto). Ma i Gavio con le loro società sono attivi anche nel settore portuale dove hanno ottenuto importanti concessioni. “Non stiamo affermando – attaccarono i Cinque Stelle – che siano stati compiuti illeciti, ma c’è una questione di opportunità. Non è mistero che alla guida del porto, che pur dipende dal ministero, ci siano figure vicine a Toti, come Paolo Emilio Signorini”. Toti negò un ruolo nell’affidamento delle concessioni a Gavio. I nomi dei finanziatori di Toti confermano il radicamento nel mondo dell’imprenditoria, dove il centrodestra ha spazzato via il centrosinistra. Un esempio è Aldo Spinelli, compagno di partite di scopone dell’ex governatore Pd Claudio Burlando, e oggi fan di Toti: dalla Spinelli Srl sono arrivati 15 mila euro per il Comitato Elettorale Giovanni Toti nel 2015 e altri 25 mila euro per Change.
Lo stesso Spinelli, tra le polemiche, nei mesi scorsi si è visto prorogare senza gara la concessione per uno spazio di 14.500 mq in una zona ambitissima del porto. Spinelli è anche socio di Carige e ha sostenuto la lista, poi sconfitta, di Raffaele Mincione. Con loro anche il finanziere Gabriele Volpi e il suo braccio destro Gianpiero Fiorani. Altri 10mila euro per Change sono arrivati dalla Gip spa, il Gruppo di Investimento Portuali (tra gli azionisti la famiglia Schenone, storici imprenditori marittimi), che da anni gestisce il colossale terminal Sech. Gip e il gigante Mcs (che fa capo agli armatori svizzero-partenopei Aponte con cui Toti ha ottimi rapporti) hanno ufficializzato un investimento da 150 milioni per una concessione di trent’anni. Tra i finanziatori anche la Pessina costruzioni: 10 mila euro. Gli ex padroni dell’Unità in Liguria hanno in ballo un progetto da decine di milioni: l’ospedale di La Spezia contro il quale si era scagliato Toti quando era candidato.
Ma i fondi dell’associazione non sono serviti soltanto per Toti. Circa 102 mila euro sono andati a sostegno di Marco Bucci, sindaco di Genova; 67 mila euro avrebbero puntellato la campagna elettorale di Pierluigi Peracchini, primo cittadino di La Spezia, e 5mila sono andati a Ilaria Caprioglio, sindaca di Savona.
Sentito dai cronisti Toti spiega: “I controlli di Bankitalia sono normali. Tutti i bonifici sono registrati e regolari”. Ci sono anche finanziamenti di Moby che opera nel porto di Genova? “Sì, ma l’attività di Moby non è soggetta a concessioni della Regione”. E quei 173mila destinati ai suoi conti privati dove compaiono anche spese per alberghi e cene? “Sono intestati a me, ma le spese sono relative all’attività politica. Le mie spese personali sono su un mio conto privato”. Change ha finanziato anche Bucci e altri sindaci? “Sì, tutto regolare e alla luce del sole”.