(S)MS Light

di Pierluigi Piccini

É dell’11 settembre scorso la delibera della giunta comunale che ha per oggetto l’indagine conoscitiva preordinata alle proposte artistiche nel campo dello spettacolo dal vivo da realizzarsi presso il Complesso Museale Santa Maria della Scala (D.d.g. 368).

L’obiettivo del bando quello di “espletare una selezione di proposte artistico-culturali volte alla valorizzazione del Santa Maria della Scala (…), del suo patrimonio storico artistico e delle collezioni in esso custodite, che andranno a far parte della rassegna di eventi dal titolo “SMS live” nel periodo NOVEMBRE 2019 – GIUGNO 2020″. Tali proposte debbono essere happening, spettacoli dal vivo, performances “concepiti come una sorta di “dialogo” effettivo con le opere d’arte conservate presso il museo ed i luoghi più significativi e caratteristici del complesso stesso”. Nello specifico, le proposte debbono essere anche pertinenti ai seguenti campi: teatro in ogni sua forma e declinazione, musica, danza, mimo, performance, happening.
Non ci sono limitazioni relativamente al tema e al linguaggio espressivo prescelti purché di qualità consona al luogo, al decoro, alla pubblica decenza.
Se si volesse riflettere su quanto il comune propone, certamente uno dei primi concetti su cui potrebbe essere interessante indagare é  il concetto di qualità.
Qualità significa professionalità,dunque studio e conoscenza del luogo – vista, nello specifico, la richiesta di un “dialogo” effettivo con i luoghi e le opere d’arte conservate nel museo. Dunque: come si può pensare che una commissione seria che abbia delle reali competenze in materia possa lanciare una open call per una programmazione che vedrebbe il suo inizio a novembre? La richiesta non può essere centrata sulla qualità – visto che i progetti devono essere presentati entro l’8 ottobre pv- quindi, inevitabilmente, un bando del genere non può che peccare di un atteggiamento superficiale ed ingenuo nel credere che si possa presentare una progettualità che possa rispecchiare nel profondo quanto richiesto.
Questo richiederebbe infatti un momento di studio del luogo – la sua storia – e un momento di ricerca sul concetto di dialogo tra presente e passato che non può esaurirsi in un tempo di meno di tre settimane.
Sempre dal bando si evince una gran confusione che non é  altro che specchio di un fare (non si sa cosa) tanto per fare.
Dunque, Che fare?
La risposta oggi, se si vuole parlare di cultura vera, non può essere semplicemente fare (o meglio, richiedere a terzi di fare). Fare arte oggi – e quindi cultura – significa prendere e difendere una posizione esclusiva che è quella portata avanti da un atteggiamento sostenuto da una vera conoscenza, da un vero studio. Non si può pensare che l’inclusività possa essere una soluzione, che possa davvero riqualificare o valorizzare un patrimonio artistico come quello della città di Siena in particolare (ma chiaramente il discorso potrebbe allargarsi alle esperienze che in generale si muovono in tutto il Paese).
Il pressappochismo é l’atteggiamento populista che ci illude che tutti possano far tutto, ma non é così. Per essere medico devi aver studiato medicina ed aver seguito i corsi di specializzazione, per essere avvocato devi aver studiato legge e aver fatto il praticantato e così via… perché la stessa pretesa, la stessa preparazione non viene richiesta anche nel campo artistico-culturale? Aprire le porte a più proposte significa non essere inclusivi ma illudere che tutte le proposte presentate (o meglio, quelle scelte) possano avere una stessa dignità poetica ed artistica.
Ma, come sfortunatamente sappiamo, le posizioni populiste in cultura non privilegiano la qualità: privilegiano solo grandi potpourri (letteralmente).
Fin quando non si accetterà che anche chi fa arte deve essere preparato, fino a quando non si capirà che parole quali dialogo, opere, luogo, arte e museo sono vuote di significato se inserite in un contesto sbagliato, fino a quando non verrà fatta la giusta distinzione tra le competenze – tra gli artisti e gli artigiani, tra i competenti e gli amatori – luoghi sacrali come il santa Maria della Scala non potranno essere altro che meri contenitori votati al vuoto fare, che fa solo tanto rumore per nulla.

Questo sentore viene dato da piccoli indizi semantici qua e là, a dei tremolii che ondeggiano lungo tutto il testo del bando.
Se si dovesse fraintendere la buona fede e competenza degli ideatori di SMS live, si potrebbe pensare che un seguito della zumba sia dietro l’angolo, che non ci sia una visione collettiva e complessiva che possa far sì che ogni singolo appuntamento non sembri una puntata della Corrida.
Per ovviare a questo problema forse sarebbe tattico ed intelligente affidare ad un unico soggetto l’intera programmazione, così da uscire dalla logica dell’eventucolo che inizia e finisce nei tempi dettati dal bando ma dando così un respiro ed una visione più ampia, che oltrepassa il giovedì sera al mese ma che guarda ad una visione programmatica più ampia.

 

INDAGINE CONOSCITIVA PREORDINATA ALLA SELEZIONE DI PROPOSTE