Siena, solo messe e bandiere (quel che resta delle Feste)

Celebrazioni simboliche per i patroni, la prima Contrada a non «girare» è il Valdimontone

Giulia Maestrini

 

SIENA «Impavido il Montone infuoca i suoi vessilli, intona le sue tube prima, prima contrada. Siena così alla sua primavera si risveglia»: così scriveva Mario Luzi, poeta che da Siena e dal Valdimontone era stato «adottato» come figlio innamorato, nell’aprile 1997. L’anno prima, su proposta proprio del Montone, Siena gli aveva assegnato il Mangia d’Oro e il poeta, in segno di gratitudine, regalò questo sonetto alla Contrada, in occasione della Festa Titolare subito successiva.

E, in effetti, quando il Montone «gira» — così si dice a Siena quando ogni contrada rende omaggio fisicamente alle altre consorelle, girando tutta la città con tamburi e bandiere — c’è una sorta di risveglio, è l’affacciarsi della primavera dopo l’inverno silenzioso. È il ritorno del rullare dei tamburi, l’annuncio che la stagione del Palio si avvicina a grandi passi.

Non sarà così, quest’anno. A causa dell’emergenza, infatti, non solo Siena sta meditando cosa fare dei suoi due Palii (al momento rinviati, ma in realtà in bilico), ma ha anche già annullato tutte le Feste Titolari in cui, quasi ogni weekend dall’ultimo di aprile a metà settembre, si celebrano i Santi patroni.

Il Montone, questo fine settimana, avrebbe dovuto rendere omaggio alla Madonna del Buonconsiglio e lo farà solo simbolicamente. «Domani pomeriggio l’Arcivescovo Augusto Paolo Lojudice officerà una cerimonia nel nostro oratorio, racchiudendo tutti i momenti religiosi della Festa Titolare, compresa la commemorazione dei defunti. Purtroppo, sarà a porte chiuse, alla presenza di un numero limitatissimo di dirigenti della Contrada, ma sarà trasmessa sulle tv senesi e rimarrà in memoria sul nostro sito» spiega Lucia Cresti. Priore della sua Contrada, è stata eletta l’8 marzo, poche ore prima del lockdown. «Non abbiamo potuto fare nemmeno l’assemblea di insediamento — racconta — né una riunione del Magistrato delle Contrade; ho incontrato gli altri Priori solo dal sindaco!». Le va di certo in soccorso aver già ricoperto quello stesso ruolo, anche se era più di vent’anni fa.

Niente feste, dunque, né riti o cene in quel momento che è il perno vero della vita di ogni Contrada: quando si celebra il battesimo (laico) dei nuovi nati e i ragazzi fanno il loro ingresso nel mondo adulto, acquisendo il diritto di voto in assemblea. Ci saranno le bandiere però: ai confini del territorio e anche alle finestre dei contradaioli, possibilità concessa con una scelta condivisa da tutti i Priori, unica traccia di «normalità» che resta e resterà per tutta l’estate, anche per le altre 16. «Se fosse stato “normale” sarebbe stato più bello – ammette Cresti – ma, anche a porte chiuse, sarà comunque importante: è lo spirito della Contrada che si raccoglie in un momento simbolico per chiedere la benedizione del proprio Patrono, mai come ora forse è necessario».

Le altre, a partire dall’Oca tra 15 giorni, faranno lo stesso: momenti simbolici e bandiere alle finestre. «Rinunciare tutte insieme è stato un gesto di grande unità e solidarietà: un bel segnale, a me e a noi ha fatto grande piacere» chiude Cresti. Per quelle «mute e fragorose risse di uomini e bandiere» e per le «sfide, brighe, intese» di cui scriveva Luzi, questa volta, ci sarà invece da aspettare.

 

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