L’inchiesta sui migranti bloccati a bordo della Nave Diciotti non è più a carico di ignoti: il principale indagato è adesso il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il vicepremier ha già deciso: sarà durissimo con chi lo indaga. Ma “non minaccerà esplicitamente la crisi di governo, nega a tarda sera di sostenere questa tesi. Non serve farlo pubblicamente, può decidere lo strappo quando vuole”, scrive Tommaso Ciriaco.
Sono in molti a ritenere che Salvini finora abbia usato i migranti in un osceno mercato, confondendo la cultura del governo con quella del comando: “La decisione del Procuratore di Agrigento – precisa Carlo Bonini – tampona lo squarcio tecnicamente eversivo che è stato inflitto al Paese, alla sua dignità, alla sua credibilità internazionale e istituzionale un cinico avventuriero da sagra di partito cui sono state consegnate le chiavi del cuore del Potere nel nostro Paese (il ministero dell’Interno) e i suoi compari di strada”.
Anche l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti attacca il suo successore leghista accusandolo di aver creato una situazione “senza precedenti e senza giustificazione”. “L’immigrazione è una grande questione planetaria. Se si parla di emergenza, si ottiene solo un risultato: creare ansia e attivare politiche emergenziali”, dice a Claudio Tito.
Chiude il cerchio l’intervista che il commissario all’Immigrazione Dimitri Avramopoulos, ha rilasciato a Alberto D’Argenio: “Le minacce all’Ue? Spero siano state dettate da una reazione d’istinto. Sul bilancio – conclude – esistono obblighi di tipo giuridico, politico e morale”.
Chiude il cerchio l’intervista che il commissario all’Immigrazione Dimitri Avramopoulos, ha rilasciato a Alberto D’Argenio: “Le minacce all’Ue? Spero siano state dettate da una reazione d’istinto. Sul bilancio – conclude – esistono obblighi di tipo giuridico, politico e morale”.