«Senza maggioranza resti Gentiloni». L’opzione di Berlusconi sul dopo voto Dice di loro.

«Mussolini non era un dittatore». Poi spiega: scherzavo. Salvini rompe sulla giustizia. E lui: solo capricci

Paola Di Caro

 

ROMA Che la giornata possa prendere una piega imprevista lo si capisce a metà pomeriggio. Silvio Berlusconi è arrivato al Tempio di Adriano per presentare il libro di Bruno Vespa Soli al comando e ha appena regalato un titolo ai giornalisti — «Qui si parla di vari dittatori, anche di Mussolini, che forse dittatore non lo è», dice tra la sorpresa degli astanti ma poi si corregge: «Era una battuta di spirito, per suscitare interesse!» —, e in quel momento arriva lo sfogo di Salvini.

«Sospendiamo qualsiasi tavolo e incontro con Berlusconi finché non avremo spiegazioni ufficiali sul voto contrario di FI all’iter veloce per la legge Molteni che cancella lo sconto di pena per i reati gravissimi», minaccia il leader del Carroccio. È successo infatti che con il voto di Caliendo e Giovanardi è saltato il passaggio in sede deliberante della legge voluta dalla Lega per impedire il rito abbreviato per reati gravissimi, e pure Giorgia Meloni chiede un incontro immediato fra i leader perché «così non si può andare avanti».

Berlusconi però non ha alcuna voglia di polemizzare. Tanto che, interrogato da Vespa e dal vicedirettore del Corriere Antonio Polito sul punto svicola: «Non do un parere, voglio parlare con lui. Non mi sono confrontato con il mio gruppo su questo, come sulla legge Fornero, hanno preso delle decisioni senza di me…». All’alleato una stoccata la dà: «Non sopravvalutate i capricci di Salvini!», risponde a chi gli fa notare anche le differenze sull’Europa. Ma l’intenzione è di farlo passare come un politico pronto a stare al suo posto: «Lui forza i toni, ma quando si siede a trattare è sempre disponibile, sa cambiare idea». Insomma, l’obiettivo e tenere unito il centrodestra per vincere.

Incalzato, Berlusconi però un’ipotesi la fa su come si potrebbe procedere qualora dal voto non uscisse un vincitore: «Dico no ad una grande coalizione, non ci sono le condizioni, la sinistra è ancora troppo sinistra. Si potrebbe però continuare con questo governo e consentire una campagna elettorale non brevissima per far conoscere agli elettori i programmi e gli uomini chiamati a governare». Quanto servirebbe prima di andare a votare? «Almeno 3 mesi», dice l’ex premier, confermando la sua ottima disposizione verso Gentiloni. E facendo ancora arrabbiare la Lega: «Noi non vogliamo tradire gli elettori basta saperlo prima. Noi mai con Gentiloni», intima il numero due della Lega Giorgetti. Così in serata Berlusconi chiarisce: «La mia non è un’indicazione politica né tantomeno un auspicio, mi dispiace che politici che dovrebbero essere esperti non conoscano il funzionamento delle istituzioni». Lui ha parlato solo di permanenza del governo «per il disbrigo degli affari correnti per tre mesi, poi si torna al voto.

 

Giovedì 14 Dicembre 2017, Corriere della Sera.

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