di Pierluigi Piccini
Gira che ti rigira Valentini è sempre presente. Lo è nel modello economico legato al turismo fatto proprio dalla giunta De Mossi con evidenti elementi di peggioramento. Basta solo scorrere le notizie di oggi: ci si è messo anche un giornale francese a criticare l’uso politico della piazza del Campo. Ma la spinta propulsiva della precedente amministrazione non viene meno neppure quando si parla di cultura e dell’argomento del momento: la donazione di alcune opere d’arte al Santa Maria della Scala. Lascito che ha come condizione il luogo, l’esposizione permanente e collettiva di tutta la raccolta in oggetto. Ebbene l’idea è dell’ex direttore del Santa Maria, Daniele Pitteri l’attuale titolare della Fondazione Modena Arti Visive lo stesso incarico che fu ricoperto non molto tempo addietro da Marco Pierini. All’epoca Pitteri si avvalse della collaborazione di alcuni esperti di arte contemporanea che lo sconsigliarono di prendere l’intera collezione, meglio, gli suggerirono che da tutte quelle opere se ne potevano estrarre solo alcune per esporle in una, massimo due sale. Poi Pitteri andò via lasciando l’eredità dell’idea, fatta propria dall’attuale amministrazione. Oggi con un po’ di tempo a disposizione sono andato a vedere anche i curricula delle persone coinvolte e più precisamente del curatore che dovrà provvedere all’esposizione complessiva delle opere, un incarico triennale. È così abbiamo saputo che il Prof. Alberto Zanchetta insegna all’Accademia di Belle Arti di Urbino che ha un corso di Storia dell’arte moderna che ha scritto diversi articoli per delle riviste specializzate di arte, che ha due pubblicazioni interessanti, ma nulla di specifico sull’arte contemporanea. Ora la domanda sorge spontanea, ma l’Università di Siena non aveva professionalità capaci di svolgere tale funzione? Ultima osservazione riguardo alle autocertificazioni della donatrice che sono indubbiamente interessati, ma che non possono essere fatte proprie da una amministrazione pubblica come il Comune di Siena. Quest’ultima si deve avvalere di periti (tribunale di Siena, Firenze o quant’altro) che abbiamo anch’essi i requisiti previsti dalla legge, non tutti possono svolgere il ruolo di certificatori del valore, della provenienza e dello stato di conservazione delle opere d’arte.