Se l’Aula diventa un’osteria.

 

IL PUNTO
Negli ultimi dieci giorni lo spirito del tempo è entrato in Parlamento nella sua espressione più greve: tra gli scranni contrapposti si sono intensificati gli scambi di invettive, tutte nel segno del disprezzo per i colleghi. L’ultimo episodio durante l’approvazione del provvedimento che riordina le deleghe di alcuni ministeri. Aveva appena parlato il deputato di Forza Italia Dario Bond, che si era limitato a paventare il «rischio» che la «specializzazione sul diversamente abile», prevista dal nuovo ministero ad hoc, «impoverisca il diversamente abile». A quel punto Matteo Dall’Osso, giovane deputato Cinque stelle, affetto da sclerosi multipla, ha scandito: «A noi non ci ha cagato di striscio nessuno e adesso vi ribellate, perché abbiamo creato il Ministero? Ma andatevene affanculo, va!». E il presidente della Camera Roberto Fico? Si era “dimenticato” di richiamare all’ordine il deputato del suo partito e a quel punto Simone Baldelli, Forza Italia, ha trovato le parole giuste per indicare il rischio del piano inclinato: «Se passa il principio per cui uno si alza, in questo Parlamento, e manda a quel paese chiunque, qui Presidente, diventa un inferno, perché questa cosa la fanno tutti!». Ed è scattato il richiamo all’ordine. E proprio Roberto Fico, qualche giorno fa, era stato vittima di questo clima da osteria, quando il deputato di Forza Italia, Sestino Giacomoni, lo aveva apostrofato «Presidente Fica!», soltanto perché poco prima il presidente della Camera, dandogli la parola, si era sbagliato (di poco) e lo aveva chiamato Giacomini. Ma anche il Pd, almeno in teoria depositario delle vecchie maniere, ha aderito alle sceneggiate un tempo prerogative dei partiti oggi al governo: ieri, dopo l’approvazione del decreto Dignità, diversi senatori hanno tirato fuori dei cartelli con la scritta «meno 80mila posti di lavoro», suscitando l’ira della presidente Casellati: «Non siamo all’asilo!». Un cartello-Cassandra che aveva avuto un precedente: i senatori del Pd avevano sventolato la copertina della rivista “Famiglia cristiana”, ultra-polemica verso Matteo Salvini. Nell’ansia di sventolare «qualcosa di cattolico», un parlamentare siciliano aveva suggerito di agitare in aula il Vangelo. Almeno questo non è accaduto. Finora.
La Stampa –