Edoardo Semmola
Se è vero che in questa fase di pandemia i musei non possono più essere visitati e «visti», è vero anche che la loro capacità di insegnarci ogni giorno qualcosa di nuovo non si ferma di fronte a un lockdown. Sono infatti i canali didattici i più potenziati e promossi in questa fase bloccata dal Covid 19, a partire dagli Uffizi e non solo. Uffizi che proprio ieri hanno festeggiato il mezzo secolo esatto dalla nascita della loro «Sezione didattica», creata pionieristicamente da Maria Fossi Todorow nel 1970 e ora ribattezzata «Dipartimento per l’educazione». Un’attività che adesso si è spostata in rete con due sezioni, una dedicata al lavoro con scuole, famiglie con bambini e adulti, e l’altra per i «pubblici speciali» e i temi legati alla multiculturalità.
Tra i progetti nati in tempo di pandemia ci sono gli «Ambasciatori digitali dell’Arte» frutto dell’esperienza della vecchia «alternanza scuola/lavoro» che coinvolgerà 1800 studenti delle scuole superiori di tutta Italia. A queste iniziative è possibile iscriversi e partecipare attraverso il sito www.uffizi.it nella pagina denominata didattica. «Fare formazione e non informazione» era il motto che si ripeteva Maria Fossi Todorow negli anni Settanta, e per celebrare l’anniversario di questa intuizione sulla propria pagina Facebook le Gallerie degli Uffizi hanno presentato ieri il volume «L’arte incontra i giovani 1970-2020. Comunicare il patrimonio alle Gallerie degli Uffizi» curato da Lucia Mascalchi ed edito da Sillabe, con all’interno un ricco corredo fotografico di immagini storiche e contemporanee, di documenti d’epoca e testimonianze che raccontano i vari progetti prodotti nel tempo da questa sezione inizialmente creata sotto forma di volontariato e poi in continuo rinnovamento. Un’occasione, come ha spiegato il direttore del museo Eike Schmidt, per ricordarci quanto «la specificità e l’altissima competenza degli educatori museali» possa ora venire «ufficialmente riconosciuta in Italia, come già avviene da decenni in molti altri paesi». E soprattutto che «quest’anno, malgrado le perdite economiche dovute alla pandemia, gli Uffizi hanno incrementato le attività educative: a distanza, certo, ma importantissime come supporto a famiglie e studenti».
Proprio di rapporto con altri paesi in chiave didattica si occupa l’ultimo progetto del Dipartimento educativo coordinato da Silvia Mascalchi: «Sono particolarmente orgogliosa del progetto europeo Heroes — ha spiegato lei stessa — con partner internazionali greci e spagnoli, perché ha permesso alle Gallerie degli Uffizi di essere il primo museo in Italia ad ottenere un finanziamento europeo per l’innovazione educativa». Quella stagione da pionieri la ricorda Antonio Paolucci, ex ministro dei Beni Culturali ed ex sovrintendente del Polo Museale fiorentino, e quindi anche degli Uffizi, intervenuto per ricordare la figura di Fossi Todorow. «Dietro buoni frutti ci sono sempre buone radici — ha detto Paolucci — C’è stata a Firenze una generazione di storici dell’arte che ha avuto la fortuna, nell’età della prima formazione professionale, di conoscere direttamente il patrimonio catalogandolo e, insieme, di educare al museo, attraverso il servizio didattico».