Scuola a metà La ripartenza sarà a ostacoli

L’unica certezza: almeno alle elementari niente obbligo di mascherine Ma a cinquanta giorni dal via molti presidi avvertono: manca il posto per tutti
— c.z.
ROMA — Sette settimane all’alba, 49 giorni per l’esattezza. E le incertezze prevalgono — per la ripartenza della scuola, appunto, il prossimo 14 settembre — su ciò che si può considerare sicuro. Per ora, di certo c’è la data di partenza. E il fatto che i presidi e diversi docenti stanno saltando le ferie per il rush organizzativo finale. «Non si partirà tutti a scuola», dicono molti dirigenti nel Paese (li troverete in queste due pagine). Per infanzia e primaria si attendono gli insegnanti e i bidelli in più (80 mila in tutto) promessi dal governo. Per le superiori prevale la soluzione: didattica a distanza per metà classe, l’altra metà in aula. Dove si potrà, in contemporanea.
Il comitato tecnico scientifico, valutati i risultati nei Paesi dove si è continuato ad andare a scuola, si sta orientando a non richiedere l’utilizzo delle mascherine alle elementari. Per i cicli superiori, si vedrà a settembre. Ieri l’assessora all’Istruzione della Regione Toscana, Cristina Grieco, ha chiesto alla ministra Lucia Azzolina un impegno forte sull’organico, «le risorse ancora non si vedono», e certezze sull’edilizia scolastica. «Stiamo lavorando allo scostamento di bilancio», è stata la risposta della ministra, che non anticiperà finanziamenti (sono previsti 1,3 miliardi in più). La Grieco: «Siamo in ritardo».
I sindacati hanno proposto un medico di sorveglianza per ogni istituto, l’Associazione nazionale presidi vuole il ritorno del medico scolastico. Dal 10 agosto saranno disponibili due milioni di test sierologici per docenti e alcuni studenti, su base volontaria. Ancora caos per l’inserimento delle domande per le supplenze nel sistema del ministero: molti curriculum non vengono salvati.
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