di Pierluigi Piccini
Continuo a seguire le gesta di Scaramelli neo eletto in Regione. E continuo ad avere dei dubbi sulle reali volontà dell’ex sindaco di Chiusi. Lasciamo perdere i più o meno giusti festeggiamenti legati alla sua elezione. Lasciamo perdere la quantità di preferenze che a detta dello stesso, risultano rilevanti. Va bene! Fa tutto parte del gioco a cui la politica ci ha abituati, d’accordo. Ma, ci sono cose di sostanza, di strategia politica che proprio non capisco. Lo Scaramelli ritiene di essere il nuovo, quel nuovo che non si è “mai” mischiato con la gestione del potere fatta dal PD negli ultimi anni in provincia di Siena. Di aver conseguito, per questi motivi, un buon risultato elettorale. Allora, ci spieghi perché si muove con le logiche identiche nei modi e nei contenuti al vecchio sistema che vorrebbe superare. Per chiudere il capitolo doloroso della storia del PD senese del recente passato avrebbe dovuto comportarsi, lo Scaramelli, in maniera diametralmente opposta da come sta facendo. Un vincitore che arriva ora, avrebbe dovuto chiudere un periodo, avrebbe dovuto sanare le ferite politiche di cui il nostro territorio è stato vittima, avrebbe dovuto chiamare a raccolta tutte le persone disponibili a impegnarsi per un rilancio di Siena. Invece? Invece nulla di tutto ciò. La prima dichiarazione è stata di guerra contro Valentini che teoricamente dovrebbe appartenere alla sua stessa area politica nel PD. Non contento di tutto ciò ha ingaggiato una alleanza con una parte del suo partito contro un’altra parte. Il nuovo si è comportato non nell’interesse generale, ma nella riproposizione delle vecchie divisioni. Siamo sicuri che di questo abbiamo bisogno? Direi di no. Siamo stremati da divisioni che durano ormai da troppo tempo. Molti di noi hanno giocato la partita delle contrapposizioni quando ancora c’erano dei margini economico-sociali per poterla giocare. C’è chi ha vinto e c’è chi ha perso, i vincitori sono diventati gli sconfitti e gli sconfitti i vincitori almeno sul piano morale. Ma ora è arrivato il tempo di dire basta, di lavorare per unire le forze dei diversi schieramenti. C’è bisogno di una progettualità all’altezza della situazione, c’è bisogno che il confronto avvenga sui contenuti, che tutti lavorino perché questo diventi il metro di giudizio degli elettori. Che gli attori di tali scenari si sottopongano a un giudizio: che si interroghino per chiedersi se ritengono di essere all’altezza delle sfide che la situazione richiede. Se hanno le conoscenze e le competenze per guidare fuori dalla crisi i suoi stessi concittadini, con umiltà, con vero spirito di servizio. Questo non sta avvenendo e dispiace, una ulteriore occasione perduta. Come quando si legge che il neo consigliere regionale sostituisce il vicesindaco di Chiusi con un uomo di sua fiducia, come se quello precedente non lo fosse stato. Probabilmente Renzi insegna, ma dovrebbero insegnare anche gli ultimi risultati elettorali. Che peccato!