Pisa, lo scrittore morto a 73 anni. La malattia aggravata dal Covid. Il ricordo e gli omaggi
di Gaia Rau Marco
Santagata se ne è andato ieri, a 73 anni, dopo una grave malattia aggravata dal Covid- 19, che già nei giorni scorsi aveva reso le sue condizioni irreversibili. E adesso, nel mondo della letteratura, è il momento del lutto. Se ne va l’accademico dell’università di Pisa, fra i più illustri studiosi di Dante e Petrarca. E se ne va il narratore, vincitore nel 2003 del Campiello con “ Il maestro dei santi pallidi” ( Guanda), ma celebre anche per una serie di romanzi con i quali aveva raccontato il volto più umano, squisitamente attuale dei grandi poeti oggetto delle sue ricerche: da “ Dante. Il romanzo della sua vita” ( Mondadori, 2012) fino a “ Il copista. Un venerdì di Francesco Petrarca”, uscito sempre per Guanda appena qualche mese fa. E proprio questa « creatività nell’interpretare il suo lavoro » , il suo « linguaggio critico innovativo, capace di comunicare attraverso la ricerca e la scrittura » sono oggi ricordati da Lina Bolzoni, storica e critica letteraria, professoressa emerita presso la Scuola Normale Superiore, come uno dei grandi lasciti del collega di una vita. Un omaggio, il suo, che non può prescindere dalle memorie personali: « Con Santagata – racconta – siamo arrivati in Normale nel ’ 66, l’anno dell’alluvione. Entrambi venivamo dalla provincia, insieme siamo stati studenti, perfezionandi e per molti anni abbiamo condiviso le aule prima dell’Istituto, poi del Dipartimento di Italiano. Con lui, Umberto Carpi, Piero Floriani eravamo un gruppo di persone molto diverse, spesso non eravamo d’accordo ma proprio questa diversità creava bellezza e ricchezza. Mi ha sempre colpito la sua ricerca di un rapporto con gli autori, come se i suoi romanzi nascessero dal desiderio di trattarli come persone » . Un insegnamento tanto più significativo alla vigilia delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante, del cui comitato lo studioso di Zocca era membro: «Con i suoi studi, i suoi libri ma anche tante iniziative organizzate a Pisa – sottolinea Bolzoni – Santagata è riuscito ad affrontare un mostro della classicità come se fosse la prima volta, e a comunicarlo al mondo dei lettori e dei cittadini».
L’immagine di un intellettuale « poliedrico » è quella tratteggiata dall’allievo e amico Alberto Casadei, ordinario di Letteratura a Pisa, in un lungo ricordo pubblicato sul sito web dell’Università: «Marco non si è mai voluto inserire nella schiera degli studiosi che separavano nettamente la loro attività di ricerca da quella legata alla didattica e alla ricaduta sociale dei propri lavori. Essendosi formato soprattutto nella fase dei grandi sconvolgimenti politici tra anni Sessanta e Settanta, ha sempre considerato l’accademia non una turris eburnea ma un luogo di confronto, spesso di battaglie, sempre all’insegna del rinnovamento e dell’apertura » . « Di lui, oltre al grande sapere, ci mancheranno l’infinita curiosità, il desiderio di conoscere e la sottile ironia», sottolinea dal canto suo il rettore pisano Paolo Mancarella. A dare la cifra di un lutto che colpisce tutta la cultura italiana è anche il ministro Dario Franceschini, che parla di « uno studioso e dantista di grande valore, un narratore appassionato e un acuto critico letterario » . « Che la terra ti sia lieve, Maestro!» è il saluto del governatore toscano, già presidente della Società dantesca, Eugenio Giani.