di Pierluigi Piccini
Qualche giorno fa ho fatto, con degli amici, un salto in piazza del Duomo. L’intento era di far vedere ai miei conoscenti la dimensione architettonica del Santa Maria e come fosse necessario per qualsiasi progetto culturale prendere in considerazione anche il Palazzo del Capitano. È innegabile che arrivando da via dei Pellegrini la facciata dell’Antico Spedale resti sfuggente, in ombra rispetta alla solarità del Duomo. Problema che dovrà essere affrontato se si vuole pensare, anche in questo senso, ad un recupero di attrazione da parte del futuro centro culturale del Santa Maria della Scala. Questione che rimane aperta anche se si arriva in piazza del Duomo da via del Capitano. La massa architettonica della Chiesa, in un fuori scala meraviglioso, occupa tutto lo spazio visivo (Piacentini) e a farne le spese è di nuovo lo Spedale. Averne cambiato gli ingressi, poi, accentua ancora di più la marginalità del Santa Maria rispetto al contesto. Marginalità che non stento a credere che sia stata voluta per marcare la dipendenza dall’Opa dal punto di vista sia economico che organizzativo, dato che l’Acropoli di Siena viene considerata un tutt’uno. Allora se così fosse non avrebbero dovuto oscurare le vetrate che permettevano di vedere dall’esterno dell’edificio il Pellegrinaio. La motivazione ufficiale è stata che le guide facevano sostare i turisti frettolosi davanti al portone principale dello Spedale e con qualche informazione al riguardo evitavano di pagare il biglietto. Bene! Ma chi paga il biglietto da dentro il Pellegrinaio non vede la facciata del Duomo se non per una scomoda finestra e, a causa di ciò, non ha la dimensione fisica dello spazio in cui si trova. Il Pellegrinaio è come un cannocchiale che collega in modo sincronico il dentro con il fuori. La dimensione cittadina con l’esterno di Siena, nel suo peculiare e originale rapporto fra città e campagna; stando nel mezzo del cannocchiale se ne aveva netta la sensazione. Ma, non solo, non si rende omaggio, così facendo, all’affresco La distribuzione delle elemosine di Domenico di Bartolo dove il rapporto interno, esterno (Brandi) è raffigurato magistralmente. In questo modo si diminuisce il significato di ripresa realistica dell’affresco che riesce, grazie alla sensibilta del pittore, a mettere insieme spazi urbani, architetture e attività quotidiane dell’Ospedale. Potranno sembrare, a qualcuno, delle note di dettaglio, personalmente sono convinto che con particolari attenzioni e non solo, ovviamente, in questo caso, si può evitare l’involgarimento a cui la città sembra essere sottoposta. Per l’attenzione si apre un altro capitolo che investe la formazione e la sensibilità di chi è chiamato a decidere e a questo proposito il discorso si fa troppo lungo e abbisogna di un ulteriore approfondimento.