Salvare l’africa per salvare tutti

di Karima Moual
L’Africa, con la nuova variante, torna al centro dell’informazione e del dibattito ma solo e sempre per fare paura. Per precauzione in poche ore, diversi paesi hanno chiuso le loro frontiere, bloccato i voli soprattutto da quei paesi africani dove la variante è emersa. Iniziative comprensibili, perché i contagi continuano ad aumentare un po’ ovunque in Europa e di certo non possiamo permetterci l’arrivo di una nuova variante ancora più insidiosa. Bene, ma siamo sicuri di avere la coscienza a posto? Dall’inizio di questa pandemia, tutti coloro che hanno compreso minimamente la sua portata e le sue ripercussioni, erano concordi su un fatto: nessuno potrà farcela da solo, nel combattere questo virus. In questa tragedia, eravamo e siamo tutt’ora intrinsecamente collegati, e come umanità. Ebbene, nonostante questa certezza quasi scientifica, sulla sorte dei paesi più poveri – e quindi di molti del continente africano, impossibilitati di dotarsi del vaccino – con cinismo ed egoismo si è giocata una partita sporca.
Su questo stesso giornale, il premio Nobel per la pace Muhammad Yunus, aveva messo in guardia il mondo nel mese di marzo in una lunga intervista era stato chiaro: togliete i brevetti ai vaccini, perché l’egoismo di pochi minaccia il pianeta. Sono mesi che un milione di persone e 200 personalità come Muhammad Yunus chiedono al mondo di dichiarare il vaccino Covid bene universale per permetterne la produzione e la distribuzione in Africa. Anche l’amministrazione di Biden sembra essere d’accordo, ma la Germania ed l’EU continuano a fare orecchie da mercante. Il risultato oggi è drammatico, e non perché dall’Africa arrivano numeri su contagi e morti (i dati sono poco attendibili perché non ci sono nemmeno gli strumenti adatti a un monitoraggio come quello fatto dai paesi ricchi) ma tocca spostare lo sguardo della nostra attenzione sui numeri che provengono dall’Africa, per quanto riguarda la lotta al virus. Solo il 27% degli operatori sanitari è stato completamente vaccinato in Africa, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Questo significa che la maggior parte del personale in prima linea contro la pandemia è senza protezione e rimane pericolosamente esposto.
Il paradosso è che, mentre da noi si discute di Green pass e della libertà di vaccinarsi o meno, in Africa mancano le dosi da somministrare non solo ai cittadini ma anche a chi sta in prima linea. Sulla vaccinazione il continente africano è maledettamente indietro: solo il 5% degli 1,3 miliardi di africani ha una protezione immunitaria completa. Con l’aumento dei casi in Europa, molti paesi ora mettono persino in discussione le promesse di consegna in Africa e nei paesi economicamente più poveri. Il nocciolo del problema è che siamo di fronte ad una vera disuguaglianza nell’accesso al vaccino, ma è un tema che continua a non essere affrontato. Ciò si traduce come una miopia politica e insieme la nostra tomba.
salvare l’africa per salvare tutti
Ci sono grandi differenze nella copertura vaccinale, secondo i report. In media, nei Paesi ad alto reddito, su 100 abitanti, 61 hanno ricevuto almeno una dose del vaccino. Nei 29 paesi a reddito più basso, invece, solo 3 persone su 100 hanno ricevuto un’iniezione. In tutto il continente africano, 10 persone su 100 hanno ricevuto almeno una dose e solo 4 su 100 sono completamente immunizzate. Come pensiamo di tornare alla normalità con questi dati? E’ evidente, che se si continua ad approvvigionare di dosi solo i paesi più ricchi, lasciando a quelli più poveri le briciole, significa non aver ancora capito l’anima di questa pandemia. La nuova variante africana che ci sta mettendo in allarme è l’ennesima chiamata alla responsabilità. Non si faccia l’errore di credere che basterà chiudere le frontiere e i voli, come se ci fosse una porta reale da chiudere alle nostre spalle lasciando l’Africa e gli africani al loro destino. C’è bisogno di una più forte consapevolezza e un gesto di generosità, che finora purtroppo, non è stato ancora fatto: i segnali ci sono tutti, vanno affrontati per riportarci alla normalità, altrimenti non si farà altro che allungare l’agonia di questa pandemia.
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