Rossi, rabbia soft contro i Comuni “Noi centralisti? Lo dice la legge”.

MASSIMO VANNI
«Centralismo regionale? Che senza le Province il ruolo delle Regioni sia molto, molto più forte di prima è un dato di fatto. Ed esercitare questo ruolo è un obbligo». L’affondo dell’Anci di Matteo Biffoni s’infrange nella pacata fermezza del governatore di ‘Articolo Uno’ Enrico Rossi. Nessuna replica puntuta, niente frasi ad effetto. Ma indietro non si torna.
«Su case popolari, Ato rifiuti e forestazione la Regione ci toglie autonomia », è stata l’accusa lanciata il giorno prima dall’assemblea dei Comuni toscani. La Regione però non raccoglie. Rivendica piuttosto il proprio ruolo: «Con le nuove competenze siamo un mezzo Stato», osserva il governatore. Come dire, questo è il ruolo che lo Stato ci ha affidato e non intendiamo abdicare.
Rossi non si aspettava il colpo bassoi dell’Anci. Non ne aveva avuto sentore. E quando lo legge sui giornali non perde le staffe. Convoca però mezza giunta davanti ai cronisti. Quattro assessori Pd – Federica Fratoni (ambiente), Vincenzo Ceccarelli (casa), Marco Remaschi (agricoltura), Vittorio Bugli (riforme) – per rispondere al presidente renziano dell’Anci e sindaco Pd di Prato Biffoni: «Siamo pronti a discutere con i Comuni per un reciproco riconoscimento», tiene a dire il governatore. Discutere su cosa?
Su case popolari e Ato rifiuti, dopo la decisione della giunta, nessun ripensamento: «Passare da 11 Spa a 3, significa risparmiare 5-6 milioni di euro, che possiamo reimpiegare per recuperare 1.000 alloggi vuoti», dicono Rossi e Ceccarelli. «Semplificare e razionalizzare » sono le parole d’ordine: «Volevamo una Spa unica di gestione degli alloggi popolari per tutta la regione, ce ne saranno 3 perché abbiamo ascoltato i Comuni», precisa Ceccarelli. Come dire, è già abbastanza così. Idem per l’Ato unico rifiuti: «Era già nel programma elettorale di Rossi, non può essere adesso argomento di propaganda politica. È piuttosto la giusta soluzione per garantire più efficienza al sistema», avverte l’assessora Fratoni.
Solo sulla delega della forestazione, che l’Anci vuole nelle mani della Regione, c’è apertura. Anche perché su questo la giunta regionale non ha ancora deciso niente: «Dobbiamo trovare soluzioni per efficientare il sistema e se vogliamo più efficienza serve una maggioore regia della Regione. Ma la discussione è ancora in corso», spiega l’assessore Remaschi.
Resta la questione delle 20-25 «aree omogenee» che, secondo il Piano regionale di sviluppo, dovrebbero prendere il posto delle vecchie Province. Le «aree» che fanno temere al sindaco di Capannori Menesini una Regione omnipresente sul territorio: «I confini saranno scelti in base a come si muovono i toscani, in base ad aree socio-economiche», annuncia l’assessoree Bugli. Che ai Comuni toscani dice però: «Per contare di più dovete mettervi insieme, facendo anche le fusioni».
D’altra parte, rivendica il governatore Rossi, la Regione fa già abbastanza per i Comuni: «Su un bilancio regionale da 1,350 miliardi, ai Comuni trasferiamo 210 milioni di spese libere e altri 255 milioni di spese vincolate. A queste risorse vanno sommati ogni anno altri 64 milioni di investimenti per strade e scuole». E i Comuni non possono certo sostenere che la Regione è “matrigna” nei loro confronti, è il senso delle parole di Rossi. Che apprezza la legge sui piccoli Comuni appena approvata dal Parlamento.
«In Toscana i piccoli Comuni sono 123 e cercheremo di applicarla, magari usando risorse europee. La legge ha un buon impianto ma purtroppo è poco finanziato», dice Rossi. Dedicando a Biffoni un ultimo passaggio: «I 300 milioni di euro che destiniamo ai Comuni mostrano il nostro impegno: quei soldi potremmo usarli per diminuire le tasse e, magari, far salire l’indice di gradimento del presidente della Regione. Ma non è questo ciò che abbiamo fatto e che vogliamo fare».
L’Anci aveva protestato “Su case popolari, Ato e rifiuti la Regione ci toglie la nostra autonomia”
Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/