Il Pd e le opposizioni lo incalzano per riaprire tutto da lunedì, ma il governatore sembra pronto a dire sì subito solo ai negozi di vicinato
di Ernesto Ferrara
« Non si può dire che 30 casi al giorno siano pochi, siamo ben distanti dal contagio zero » avverte Enrico Rossi. Altro che corsa alle riaperture, altro che bomba liberi tutti lunedì 18. Il governatore insiste sulla linea della cautela e si presenta ieri in Consiglio regionale citando la sequenza dei nuovi casi di coronavirus delle ultime 72 ore, « tredici, ventisette, trenta» e sferzando tutti: «Aspettiamo ancora di capire come le riaperture del 4 incidono su questo quadro epidemiologico. Come sappiamo tutti, gli effetti li vediamo dopo 7-10 giorni», Che è poi quel che sostiene la Fondazione Gimbe nell’ultimo report sul «contagioso entusiasmo » della fase due e il rischio di «una nuova ondata a giugno»: solo tra il 18 maggio e la fine del mese si capiranno gli effetti reali sulla curva epidemica del primo ” sblocco” del 4 maggio. E dunque solo dopo lunedì si saprà di più, qualsiasi decisione presa oggi si prende al buio.
Prudenza per questo e altri motivi continuano a muovere le riflessioni di Rossi, motivato a riaperture secondo uno « scaglionamento ragionato » e non tutte insieme: «Non possiamo permetterci di tornare indietro, creare zone rosse sarebbe poi un problema. Continuiamo peraltro ad avere una forte carenza di reagenti per i tamponi » denuncia Rossi, che oggi firmerà l’ordinanza per il trattamento dei nuovi casi in 36 ore, con una spinta per gli alberghi sanitari. Il suo partito, il Pd, avanza però spedito e incalza, spinge, rilancia ancora: « Basta ambiguità, riapriamo dal 18 » manda a dire ieri, dopo i sindaci, pure una pattuglia di 10 consiglieri regionali dem capitanata da Antonio Mazzeo. Addirittura Pd, Lega, sinistra e 5S firmano insieme un atto per ripartire il 18. E pure il candidato Eugenio Giani, sebbene con toni più distesi, parla di «tenersi pronti per il 18».
Un’altra giornata di tensioni e tentativi di mediazione diplomatica quella di ieri dalle cui nebbie alla fine esce però una road map. Un abbozzo ipotetico di date per le riaperture in Toscana frutto di un compromesso tra Rossi, la giunta, le categorie, i sindaci e i dem, sempre che le linee guida e gli indicatori sanitari, che il governo dovrebbe fornire oggi, non rimandino tutto di nuovo per aria. Se tutto filasse liscio e ci fossero le condizioni Rossi potrebbe spingersi ad un’ordinanza lampo già oggi per riaprire da domani i negozi di vicinato su cui il governatore era pronto già l’11, ma è molto complicato che il quadro nazionale sia chiaro oggi. E se anche lo fosse domani, un’eventuale ordinanza regionale non potrebbe che essere efficace da lunedì. Il calendario che ieri sera fonti della giunta regionale ritenevano più probabile, sebbene ancora suscettibile di cambiamenti, potrebbe essere questo: lunedì via libera a 18.200 esercizi del commercio di vicinato, dall’abbigliamento alle mercerie ai giocattoli; sempre lunedì o al massimo il 19, ok a parrucchieri ed estetisti, su cui ieri Rossi – inizialmente perplesso – pare abbia fatto valutazioni più possibiliste; da metà settimana, forse giovedì 21, via libera agli ambulanti al dettaglio non alimentari, anche se su questo settore c’è un gran caos perchè ci sono Comuni pronti con distanziamento e regole come Prato e altri meno; dal prossimo weekend, da venerdì 22 o sabato 23, via libera infine a bar e ristoranti, che con il parametro dei 4 metri di distanza tra i tavoli hanno però un problema. Secondo Confcommercio metà delle 22.500 attività di somministrazione toscane rischiano il collo se queste regole non cambiano. Più che riaprire sarà restare aperti il tema, per tante attività. In questo calendario per ultimi arrivano gli stabilimenti balneari: 29-30 maggio. Contemporaneamente, se il governo non sloccasse tutto prima, Rossi a quel punto permetterebbe anche di andare nelle seconde case.