Il prossimo 23 dicembre è quindi convocata l’assemblea di Siena Biotech che delibererà la messa in liquidazione della società il cui parco biotecnologico fondato nel 2000 nell’epoca d’oro dell’ente era arrivato a contare su circa 150 ricercatori. Da due anni la società aveva attivato la cassa integrazione estesa progressivamente a tutti i dipendenti e per il suo salvataggio fin dal 2013 era previsto un intervento da 3 milioni di euro della Regione Toscana che poi non è arrivato. “E’ la chiusura di un ciclo, una decisione che nessuno si sarebbe mai auspicato qualche anno fa”, ha detto Clarich.
Una triste fine per l’istituto specializzato in ricerca sui tumori e le malattie neurodegenerative nato sulle orme del Sieroterapico Toscano fondato all’inizio del Novecento da Achille Sclavo e in tempi più recenti passato nelle mani della svizzera Novartis. Ma ai brillanti risultati scientifici, come del resto accade in questo campo in lassi di tempo relativamente brevi, non sono seguiti conti economici altrettanto brillanti. E le proposte di riconversione come quella di riconversione del parco in un istituto di ricerca specializzato in settori più vicini al territorio come l’agroalimentare lanciata dal bisnipote di Sclavo due anni fa, non se n’è fatto nulla.