Restauro, una banca dati relazionale

Lo scorso 10 marzo è stata presentata al pubblico la versione aggiornata della banca dati Res.I (Restauratori Italiani) nata nell’ambito di Asri, l’Archivio storico dei restauratori italiani. Quest’ultimo è l’unico progetto di rilevanza internazionale sulla storia del restauro, ideato nel 1995 dall’Associazione Giovanni Secco Suardo (https://www.associazionegiovanniseccosuardo.it) in collaborazione con l’Istituto centrale del restauro (Icr) e la Scuola di specializzazione in Storia dell’arte dell’università La Sapienza di Roma.

«L’originalità del nostro progetto – ci dice il presidente dell’Associazione, Lanfranco Secco Suardo – consiste nel fatto che non è incentrato sulla storia del restauro in senso lato quanto piuttosto sulla storia conservativa delle opere, intese non solo come bene artistico ma anche come manufatto storico». «Le testimonianze di ciò che è avvenuto sull’oggetto sono fondamentali per la sua conservazione – continua –. L’archivio consente infatti di risalire all’‘anamnesi’ di ogni opera d’arte e di studiarne le ‘patologie’ pregresse in funzione di nuovi interventi. Inoltre, il resoconto della vita professionale di un restauratore, di uno storico dell’arte o di un archeologo è talmente prezioso che non deve rischiare di andare perduto».

ATTUALMENTE, gli archivi privati di restauratrici e restauratori acquisiti dal progetto Asri sono ventisei. Il materiale, composto da circa 600mila documenti e 800mila immagini, è custodito a Lurano, in provincia di Bergamo, in un edificio storico dove ha vissuto, studiato e sperimentato Giovanni Secco Suardo, figura fondamentale per la storia e l’evoluzione del restauro italiano a partire dalla metà dell’Ottocento. Finora le consultazioni in presenza sono state diverse centinaia. La banca dati Res.I è invece fruibile in libero accesso su Internet (https://archiviostoricorestauratori.it). Come illustrato da Paola Manzoni durante il recente seminario di presentazione, si tratta di una banca dati relazionale che accoglie e cataloga informazioni concernenti i restauri eseguiti su opere mobili e dipinti murali nonché i protagonisti degli interventi.

CIASCUNO DEI VARI «set catalografici», il cui blocco principale è costituito dalle voci Restauratori, Interventi, Opere, Documenti, è a sua volta suddiviso in molteplici campi, connessi gli uni agli altri attraverso un sistema di relazioni che rende possibile la ricostruzione della storia conservativa di un’opera ma anche il racconto del profilo biografico e professionale del restauratore. Sotto la voce «Altri profili» la banca dati raccoglie anche indicazioni relative a tutti quei soggetti che hanno partecipato a vario titolo al restauro: chimici, fisici e altri operatori della diagnostica applicata ai beni culturali, responsabili di cantiere, soprintendenti, storici dell’arte, mecenati.

UNO DEGLI ASPETTI più interessanti delle schede è rappresentato dal campo Fonti, in cui sono riuniti dati archivistici, notizie bibliografiche, immagini e file audio-visivi. Su tale campo s’impernia la ricostruzione di ogni intervento di restauro. «La documentazione è frammentata in tantissimi fondi archivistici – riferisce Lanfranco Secco Suardo –. Per questo è importante poter sempre completare il percorso di ricerca con documenti di origine diversa. La necessità di creare un collegamento tra la banca dati Res.I e l’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione ma anche altri grandi giacimenti di dati sulla conservazione e sul restauro italiano – prosegue il presidente dell’Associazione – è una sfida che dovremmo affrontare nell’immediato futuro impegnando risorse proprio in questo ambito».

Oltre a una vastissima potenzialità di ricerca, la banca dati Res.I contempla anche una sezione dedicata alle note critiche, la quale – in seguito all’analisi di tutti gli «indizi» riferiti agli interventi di restauro su una specifica opera d’arte – permette ad un utilizzatore competente di aggiungere le proprie osservazioni. La rilevanza del progetto Asri nel quadro della formazione di storici dell’arte e restauratori, a cui deve essere insegnata la «lettura materiale di un’opera» e il «saper fare tecnico-pratico», è sottolineato anche dalla storica dell’arte Silvia Cecchini.

LA STESSA STUDIOSA evidenzia come il coinvolgimento della banca dati Res.I in una rete europea contribuirebbe a tutelare le identità e a costruire percorsi di dialogo basati sulle specificità di ciascun paese in materia di restauro. Prospettiva d’altra parte già applicata dall’Associazione Secco Suardo attraverso i progetti avviati in collaborazione con il Ministero della cultura della Georgia e indirizzati al restauro sia delle pitture murali del monastero medievale di Gelati che di alcune opere del museo di Tiblisi.

Malgrado il successo e le prospettive del progetto Asri i sostegni finanziari pubblici scarseggiano: «Se la situazione non muta, fra pochi mesi saremo costretti a mettere fine all’archivio e alla banca dati», afferma Secco Suardo, che intravvede uno spiraglio solo con il coinvolgimento di fondazioni o enti privati italiani ed esteri. L’ennesima resa del Mic davanti alle vere eccellenze del Paese?

 

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