Renzi apre la Leopolda ma il suo delfino Nardella va dal “nemico” Di Maio

Il leader Iv sarcastico con il presidente grillino: dategli Rai Gulp
Niccolò CaRratelli
Vista dal marciapiede di fronte alla Leopolda la crisi del renzismo non sembra così grave. I sondaggi inchiodati tra il 2 e il 3% e l’inchiesta sulla Fondazione Open preoccupano meno. Alle sette di sera, un’ora e mezza prima che «Matteo» cominci a parlare, la coda parte dal piazzale del teatro del Maggio Fiorentino.
C’è chi dovrà accontentarsi di vedere e ascoltare dall’esterno, su un maxischermo montato con previdente ottimismo dagli organizzatori. Perché dentro, sotto al tetto metallico della ex stazione, i posti a sedere sono già quasi tutti occupati. Ma va detto che, con il distanziamento causa Covid, non arrivano a 2mila, mentre «in passato entrava il quadruplo della gente», ricorda un ragazzo dello staff. Netta prevalenza over 50, ma i giovani ci sono, compreso Roman Pastore: ricordate il candidato col rolex, che ha corso con Calenda alle comunali di Roma? Lui, anche qui con un vistoso orologio al polso. Dagli altoparlanti di «Radio Leopolda» passano un paio di canzoni dei ragazzi di «Amici» di Maria De Filippi. Sulle pareti le citazioni vanno da Guglielmo Marconi a Jay-Z. Siamo in una radio con la «R» rovesciata, come quella nel titolo dell’ultimo libro di Renzi. È scritto così su tutti pass verde e blu che gli ospiti e i giornalisti hanno al collo: il secondo pass, dopo quello, solo green, da mostrare all’ingresso. Il palco è allestito come uno studio radiofonico, con la scritta «on air» rossa, lo slogan è «diamo voce al merito». Ma «Radio Leopolda» nascerà davvero: via alle trasmissioni online dal 12 gennaio, in tempo per la partita del Quirinale. Dj Matteo arriva sulle note di «Ragazzo fortunato» di Jovanotti. E dice subito: «Questa è la risposta a chi pensava che ci saremmo arresi». Il primo pensiero, «in amicizia», è per «il povero Giuseppe Conte», a cui «devono dare almeno Rai Gulp». Poi la consueta rivendicazione di averlo sloggiato da palazzo Chigi, sostituendolo con Mario Draghi, tra gli applausi della platea. Che continuano per Giovanni Malagò e per le foto delle vittorie dello sport italiano di questo 2021.
In passato, il presidente del Coni sarebbe stato un ospite importante, ma non di primo piano, quest’anno è forse il nome più forte dell’undicesima edizione. Dopo di lui intervengono il virologo Roberto Burioni, il finanziere Davide Serra. Quest’ultimo citato più volte nelle carte dell’inchiesta sulla Fondazione Open, abituale cassa a cui si attingeva per finanziare la kermesse renziana. Quest’anno no, paga il partito, usando i contributi pubblici del Parlamento e quelli privati delle donazioni online: il budget sarebbe in linea con gli altri anni, intorno ai 400mila euro. «Abbiamo dovuto organizzare come Italia Viva – ha precisato lo stesso Renzi – per evitare che vi fossero contestazioni penali o l’accusa di voler reiterare il reato. Reato che ovviamente non esiste». Solo un antipasto rispetto ai «pensierini» sull’inchiesta Open annunciati per oggi pomeriggio, quando l’ex premier salirà di nuovo sul palco per una sorta di arringa difensiva, «per raccontare la storia vera», perché «non possiamo far finta di nulla su questo scandalo incredibile». Per fortuna, ci sono anche magistrati amici, come l’ex pm Carlo Nordio, che ha parlato di «processo politico» contro Renzi. Interverrà oggi, insieme al professor Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale e possibile carta dei moderati per il Quirinale. Tra le voci attese sulle frequenze di «Radio Leopolda», anche sindaci come Beppe Sala, Marco Bucci e Dario Nardella. Il successore di Renzi a Palazzo Vecchio, rimasto nel Pd, ieri sera era a Sesto Fiorentino alla presentazione del libro di Luigi Di Maio. Un dettaglio che alla Leopolda non è passato inosservato.
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