La Scacchiera Impossibile
18.01 — 17.02.2020
A cura di Valerio Falcone e Andrea Viliani
opening: 17.01.2020, ore 18.00
La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee presenta La Scacchiera Impossibile, mostra personale del maestro campano dell’arte ceramica Raffaele Falcone (Montecorvino Rovella, 1956), a cura di Valerio Falcone e Andrea Viliani. Il progetto espositivo, realizzato in collaborazione con Fornace Falcone, costituirà la prima tappa delle celebrazioni dei 100 anni di attività della Fornace, che vedranno le opere ceramiche al centro di tre mostre in tre musei d’arte contemporanea italiani.
Dedito alla produzione di opere che testimoniano il sapiente rispetto della tradizione artigianale e, al contempo, il suo attraversamento e la sua reinvenzione, sia da un punto di vista tecnico che da quello ideativo, l’autore ricerca l’unicità possibile e la pregnanza individuale del singolo manufatto (“fatto a mano”). Le opere ceramiche di Falcone vengono sottratte alle categorie della ripetizione seriale o dell’uso pratico nel momento in cui si impongono come riflessioni in atto sull’idea stessa di “opera d’arte”: quelli di Falcone sono per questo sempre pezzi unici, come i 32 elementi che compongono La Scacchiera Impossibile, esposta presso la Sala delle Colonne al primo piano del Madre.
L’opera ha richiesto una concezione e una produzione articolata nel tempo, assecondando la temporalità estesa e pazienze dell’arte ceramica. Nel 2011, in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, Falcone ha realizzato il primo elemento della sua scacchiera, presentato in occasione di Italia 150°, mostra collettiva presso le OGR-Officine Grandi Riparazioni di Torino dedicata alle produzioni originali di matrice artigianale e all’eccellenza italiana in questo settore produttivo e creativo. Il primo dei 32 scacchi di Falcone placa il desiderio dell’artista volto ad indagare l’affascinante intrigo suggerito dalla forma di un oggetto, a cui viene negata la destinazione funzionale proprio per far emergere le peculiarità estetiche e conoscitive intrinseche nella materia ceramica e nei suoi articolati processi di elaborazione manuale.
Questa e le successive opere in maiolica di La Scacchiera Impossibile sono realizzate con la tecnica a “colombino”: benché permetta di modellare qualsiasi forma – anche e soprattutto, come in questo caso, la più imponente e complessa – essa necessita da parte dell’autore di un esercizio di precisione e dedizione, che ha origine dal trattamento stesso della lastra di argilla. I “colombini” sono i lunghi rotolini che vengono sovrapposti e attaccati uno sull’altro, operando dalla base fino a raggiungere le altezze e le fattezze desiderate, prima della cottura in forno a 970° o, come per alcuni degli elementi che compongono La Scacchiera Impossibile, prima della finitura con lustri metallici cotti “a terzo fuoco”.
Tutte le opere in mostra sono state prodotte presso l’officina inaugurata da Raffaele Falcone nel 1987 a Montecorvino Rovella, erede dell’azienda di famiglia fondata nel 1923, che nel 2023 celebrerà il suo centenario. Negli anni Fornace Falcone ha rappresentato una tra le più importanti realtà italiane per il restauro delle terrecotte antiche (fra cui le coperture e pavimentazioni delle domus di Pompei e a Paestum, al Museo e Real Bosco di Capodimonte, alla Reggia di Caserta e al Regio Setificio di San Leucio, alla Certosa di San Lorenzo a Padula, nei Sassi di Matera) e nella produzione di opere ceramiche di artisti quali, fra gli altri, Riccardo Dalisi, Piero Dorazio, Gillo Dorfles, Mimmo Paladino, Achille Perilli e Luigi Ontani. Come scrive il critico e curatore Achille Bonito Oliva: “La ceramica è l’aristocrazia della scultura, come afferma Lucio Fontana. L’opera di Raffaele Falcone e l’intera produzione della Fornace Falcone ne sono la felice dimostrazione” (Achille Bonito Oliva, gennaio 2020).
La scacchiera prodotta da Raffaele Falcone per il museo Madre, che l’artista definisce, oltre che impossibile, anche insana, nasce come dalla “terra-madre”, con i suoi respiri, flussi e campi energetici, ponendosi in uno spazio-tempo fragile e sospeso tra la realtà e il simbolo: anche il ceramista, “come ogni scultore… può dare vita alla materia”, dichiara Falcone e, nel caso della ceramica, ciò avviene attraverso la trasformazione di un materiale particolarmente fragile e delicato. Definendo un operare che si può interpretare quale tentativo di resistenza al tempo, di riformulazione dello spazio, di ricreazione della materia naturale, e quale disseminazione di segni affascinanti che rappresentano la possibilità stessa di non limitarsi alla propria sola esperienza, ma di aprirsi e accogliere in essa le molteplici e mutevoli esistenze della materia viva e della conoscenza antropologica, che essa restituisce attraverso il “fatto a mano” dell’artista-ceramista.