Quella scossa di una città nel Novecento

Da Archizoom a Chiavacci e Gordigiani In mostra l’arte del secondo dopoguerra
di Gaia Rau
L’esperienza pistoiese come paradigma di un clima culturale, quello del secondo Novecento italiano, intriso di contaminazioni, fervente in provincia almeno quanto nei capoluoghi, e nel quale il decentramento diventa occasione di dialogo, confronto costante ma anche grande libertà espressiva, mettendo in discussione il concetto stesso di periferia. È un racconto avvincente quello di “ Pistoia Novecento – Sguardi sull’arte dal secondo dopoguerra”, nuovo allestimento temporaneo a lungo termine di Palazzo de’ Rossi, sede della fondazione Pistoia musei, che resterà visitabile fino al 22 agosto 2021. Un cammino costruito da Alessandra Acocella, Annamaria Iacuzzi e Caterina Toschi partendo da un patrimonio imponente – circa mille opere provenienti dalla collezione di fondazione Caript e altrettante di proprietà di Intesa San Paolo – che le curatrici hanno condensato in una selezione di circa 70 pezzi procedendo per « affondi » , e cioè immersioni tematiche nelle quali trovano spazio il design radicale degli Archizoom e la logica binaria di Gianfranco Chiavacci, i collage di Remo Gordigiani e le ricerche astrattiste di Gualtiero Nativi, e poi Mario Nigro, Fernando Melani, i dipinti e gli oggetti pop di Roberto Barni, Umberto Buscioni, Adolfo Natalini, Gianni Ruffi.
Nomi altisonanti della scena nazionale e realtà più connotate localmente uniti nel raccontare una storia che, pur muovendosi dalle arti figurative, attraversa più linguaggi e discipline: « L’arte del secondo Novecento – spiega Caterina Toschi – è un’arte fortemente connotata dal dialogo. A cominciare da quello con l’architettura e il design, ma anche con il teatro, o con la poesia. E di questa continua interdisciplinarietà abbiamo voluto tener conto » . « L’allestimento – prosegue Annamaria Iacuzzi – non procede per tappe cronologiche, ma è costruito su una scansione tematica che non esclude sovrapposizioni temporali: ciò che vediamo come conseguente, in realtà è parallelo e questa prospettiva è particolarmente interessante perché restituisce la complessità di visioni che caratterizza il secondo dopoguerra. Tanto più in una città al di fuori delle rotte canoniche dell’arte contemporanea, ma dove generazioni di artisti hanno voluto dire la propria. Ecco perché abbiamo voluto inserire nelle sezioni incursioni di artisti non pistoiesi – vedi Renato Guttuso o Vinicio Berti – e al tempo stesso raccontare episodi locali significativi come l’avventura pubblica del Teatro comunale negli anni Settanta » . Un percorso raccontato non solo dalle opere ma anche da una ricca selezione di documenti tra fotografie, lettere, dattiloscritti, manifesti, « con cui vogliamo ricostruire – conclude Alessandra Acocella – il clima vitale e fertile di Pistoia in questi decenni e le continue connessioni con la scena italiana e, a volte, internazionale » . Un percorso di approfondimento che contraddistingue anche il catalogo, edito da Gli Ori e presentato ieri da Carlo Sisi e Marco Bazzini, costruito come un grande atlante documentario di oltre duecento pagine.
Firenze – la Repubblicafirenze.repubblica.it