Ecco la storia in breve: alla fine del febbraio 2018 arriva in Comune una denuncia anonima su presunti abusi edilizi nella villetta della Ceccardi a Zambra (frazione di Cascina, provincia di Pisa). La lettera non viene nemmeno protocollata, mentre gli architetti degli uffici comunali si occupano della pratica riferendo al capo di gabinetto della sindaca, il leghista Andrea Recaldin. L’unico a denunciare la scarsissima trasparenza con cui viene gestita l’intera situazione è l’assessore comunale all’Urbanistica Gino Logli (Forza Italia). Risultato? La Ceccardi lo rimuove dalla sua giunta.
Ma facciamo un passo indietro. La vicenda è ricostruita puntualmente nell’esposto – che il Fatto ha consultato – presentato da Logli alla Procura di Pisa (una denuncia che peraltro è rimasta senza risposta).
Il 22 febbraio 2018 la lettera del “corvo” – con la notizia di tre presunti abusi edilizi nell’abitazione del sindaco – finisce tra le mani di un architetto del servizio edilizia privata del Comune di Cascina, il quale a sua volta la consegna subito al suo diretto superiore, il responsabile della macrostruttura che accorpa i servizi tecnici comunali. Di tutto questo, curiosamente, viene lasciato all’oscuro l’assessore all’Urbanistica, malgrado sia il vertice degli uffici interessati.
Quando Logli viene finalmente informato dei fatti, il 14 marzo, l’agile macchina del piccolo Comune di Cascina si è già presa cura dell’incidente. I dipendenti comunali hanno provveduto a un sopralluogo in casa della Ceccardi, e il 12 marzo hanno presentato in fretta e furia una Cila (comunicazione inizio lavori) intestata proprio alla sindaca. Un documento incompleto, che non può essere protocollato: dietro al frontespizio non c’è nulla, manca il materiale tecnico richiesto dalla procedura.
In quei giorni, come dichiarerà più tardi la stessa Ceccardi alla stampa, la sindaca aveva provveduto ad abbattere “una tettoia abusiva nella casa ereditata dai nonni”. Un abuso “già presente” – dice la salviniana – quando lei era entrata in possesso dell’abitazione. Tutta la vicenda viene gestita in silenzio, con la massima discrezione, sotto la regia del capo di gabinetto Recaldin, oggi commissario della Lega in provincia di Pisa. Un mese dopo il recapito in Comune, però, la lettera anonima finisce sulla stampa locale.
Nel frattempo Logli si è messo a indagare per conto proprio sulla vicenda. E ha verificato, tra le altre cose, le irregolarità addebitate alla sindaca: i presunti abusi dichiarati nella lettera anonima sarebbero tre, avvenuti tra il 2014 e il 2017. Le foto aeree scattate sopra la casa della candidata governatrice ne confermano almeno due, come scrive Logli nel suo esposto. Entrambi realizzati dopo il 2009, anno in cui il sindaco entra in possesso della casa secondo le visure catastali. Se l’abuso c’è stato, insomma, la colpa non può essere dei nonni. Dalle carte emerge un’altra circostanza opaca: la situazione immobiliare della Ceccardi sarebbe diversa dalla dichiarazione patrimoniale della sindaca. Al catasto l’edificio con il fabbricato abusivo è articolato in due distinte abitazioni civili di 5 vani ciascuna, mentre la Ceccardi dichiara di essere proprietaria di un solo immobile.
La storia finisce male, ma solo per Logli. La sindaca dichiara “venuto meno il rapporto fiduciario” con l’assessore, e gli revoca le deleghe all’Urbanistica. La Ceccardi “licenzia” il forzista dopo uno scontro su un’altra questione: le case abusive di via San Donato a Badia, un quartiere di Cascina. Ma sembra davvero un pretesto.
Abbiamo contattato Susanna Ceccardi, ma i collaboratori della candidata leghista ci hanno fatto sapere che l’ex sindaca di Cascina era troppo impegnata per replicare. Sarebbe stato interessante ascoltare la sua versione. Non tanto sul piccolo abuso edilizio, ma su quello che sembra un imbarazzante abuso di potere.